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PROGETTARE LA
QUALITA’ IN SANITA’: METODOLOGIE A CONFRONTO
La progressiva affermazione
dell’esigenza di migliorare il livello qualitativo dell’assistenza sanitaria ha
ricevuto in questi ultimi anni una legittimazione normativa attraverso il
Decreto legislativo n°502 del 30 dicembre 1992 e successive modificazioni. In
tale decreto, infatti, negli articoli 10 e 14 si prevede “la verifica e la
revisione della qualità delle prestazioni come metodo adottato in via
ordinaria”.
Questa semplice previsione
assume una valenza significativa nel più ampio contesto della logica innovativa
introdotta dal processo di riordino del Servizio Sanitario Nazionale. Essa ha
pertanto avuto una ripercussione, che seppur ancora incerta negli ultimi
sviluppi normativi, al contrario acquista di giorno in giorno maggiore ampiezza
e rilievo in un “mercato” della sanità, per quanto particolare ed imperfetto,
in cui il cittadino ha libertà di scelta tra una pluralità di soggetti
erogatori delle prestazioni sanitarie e libero accesso alle stesse.
L’evoluzione dell’approccio
alla qualità nel nostro Paese, fino al momento attuale, è tuttavia
caratterizzato da fattori decisionali di non semplice lettura; la qualità è
stata infatti introdotta ufficialmente nel nostro sistema sanitario, ma non
senza approssimazioni e persistenti zone d’ombra.
Le indicazioni normative
sono infatti poche, generiche ed in fieri;
mentre le scuole di pensiero ed i metodi di approccio alla qualità sono invece
molteplici e talvolta contrastanti, o almeno non immediatamente conciliabili:
dalla certificazione ISO 9000, all’accreditamento di “eccellenza” statunitense
(JCAHO), inglese (CPA) o olandese (CCKL), dalla “verifica e revisione della
qualità” (VRQ) e dal “miglioramento continuo di qualità” MCQ), all’ “analisi
partecipata della qualità” (APQ), dal Total quality Management (TQM), al
modello europeo di Qualità totale, sostenuto dall’European Foundation for
Quality Management (EFQM), (Scrivens E., 1997; Loiudice M., 1998).
In questo contesto la
reazione più diffusa da parte degli stessi responsabili ed operatori della
sanità, sembra essere improntata ad un certo scetticismo in merito alla
possibilità di applicare effettivamente tali metodiche alla prassi terapeutica
ed assistenziale quotidiana, contraddistinta da un’inerzia non facilmente
superabile a trasformare i modelli routinari di lavoro.
D’altro canto è da ritenersi
segno di maturità imprenditoriale, sociale e politica proporsi il traguardo
ambizioso, ma non velleitario, di progredire oltre la stretta osservanza delle
disposizioni vigenti, ponendosi l’obiettivo di una qualificazione destinata a
rispondere in modo soddisfacente alle esigenze dei cittadini.
L’orientamento di fondo del
processo di riordino del Sistema Sanitario Nazionale persegue il contenimento
dei costi, senza abbassare la qualità delle prestazioni (il che implica la
necessità di misurarla), sviluppando una migliore efficacia/efficienza. Ciò
postula l’implementazione di un modello gestionale ed organizzativo tale da
offrire precise garanzie di qualità e da soddisfare le esigenze degli utenti,
costituendo la variabile strategica del successo, (Di Stanislao F., Liva C.,
1998).
Secondo la classica
tripartizione di Avedis Donabedian gli assi della qualità sono indirizzati alla
struttura (qualità organizzativa), al processo (qualità professionale) ed
all’esito (qualità percepita).
Quando si parla di struttura
(qualità organizzativa) si fa riferimento alle risorse disponibili, personale,
attrezzature, edifici, ecc., ed alle modalità organizzative delle stesse.
Quando si parla di processo
si intende il prodotto, le prestazioni, la loro tempestività e la loro
appropriatezza in merito alle decisioni di intervento, al livello di
effettuazione ed all’uso delle risorse. Quindi la dimensione della qualità di
processo fa riferimento alla correttezza tecnica, al coordinamento ed
integrazione delle stesse, nonché alla continuità dell’assistenza.
Pertanto è l’asse che si riferisce al comportamento
degli operatori.
In qualità totale indica una sequenza finalizzata ed
interconnessa di attività con lo scopo di fornire un prodotto al cliente.
Sequenza che quasi sempre coinvolge più di una unità organizzativa e più di una
figura professionale.
I processi sono tanto più importanti quanto più, in
base alle evidenze scientifiche ed al consenso di esperti, aumentano le
probabilità che si verifichino esiti favorevoli.
Nel mondo della qualità industriale, ma anche nella
sanità, si da molto peso all’analisi dei processi come mezzo di miglioramento,
soprattutto se ci si pone il problema dell’appropriatezza delle prestazioni.
Quando si parla di esito
si intendono le modificazioni delle condizioni di salute dovute agli
interventi sanitari. In senso positivo sono da intendersi il prolungamento
della vita, la riduzione della sofferenza e della disabilità. In senso negativo
sono rappresentati dalle complicazioni e dagli effetti iatrogeni. Nel campo
della prevenzione l’esito è la riduzione dell’incidenza delle malattie.
Un esito particolare è rappresentato dalla
soddisfazione dei pazienti, dei familiari e della popolazione.
E’ necessario distinguere l’esito dal risultato ed
usare il risultato per indicare il grado di raggiungimento di un obiettivo.
Le
dimensioni proposte da Liva e Di Stanislao (1996) fanno riferimento a:
-
qualità manageriale: direzione, strutture,
attrezzature, informazione, formazione, valutazione e miglioramento;
-
qualità tecnica: procedure tecniche per
discipline cliniche e procedure di supporto quali gestione dei farmaci, aspetti
alberghieri, pulizia, igiene, ecc.;
-
qualità percepita: sicurezza e soddisfazione
degli operatori, diritti e soddisfazione dei clienti.
Focarile (1998) individua più analiticamente come contenuti della qualità dell’assistenza:
-
Accessibilità: capacità di assicurare le
cure appropriate a coloro che ne hanno bisogno;
-
Appropriatezza: grado di utilità
dell’assistenza rispetto al problema clinico ed alle conoscenze;
-
Competenza: livello di applicazione
delle conoscenze scientifiche, delle abilità professionali e delle tecnologie
disponibili;
-
Continuità: grado di integrazione nel
tempo tra diversi operatori e strutture sanitarie che hanno cura dello stesso
soggetto o di un gruppo di soggetti;
-
Efficacia attesa: capacità potenziale di un
intervento di modificare in modo favorevole le condizioni di salute dei
soggetti ai quali è rivolto;
-
Efficacia pratica: risultati ottenuti
dall’applicazione di routine dell’intervento;
-
Efficienza: capacità di raggiungere
risultati in termini di salute con il minor impegno di risorse possibile;
-
Sicurezza: grado in cui l’assistenza
erogata pone il paziente e gli operatori nel minor rischio;
-
Tempestività: grado in cui l’intervento
più efficace è offerto al paziente nel momento in cui gli è di massima utilità;
-
Umanizzazione: livello di rispetto della
cultura e dei bisogni individuali del paziente anche per ciò che riguarda
l’informazione e la qualità del servizio.
Queste diverse declinazioni del concetto di qualità in sanità ci consentono di rilevare che non si da qualità per un solo attore, o una categoria di attori coinvolti nel “processo salute”.
Crozier (1988) afferma che
non c’è qualità se non è qualità per tutti i soggetti coinvolti nel processo.
Sulla base dell’analisi
delle diverse dimensioni della qualità, si può affermare, in sintesi, che le
metodologie di approccio alla qualità sono tese alla:
-
qualità
professionale,
-
qualità
organizzativa,
-
qualità
partecipata e/o percepita.
Entro i diversi campi di analisi le motodologie maggiormente utilizzate sono:
-
approccio
tecnico-professionale:
ü medical e clinical audit,
ü miglioramento continuo della qualità (quality assurance, VRQ),
ü accreditamento professionale,
ü linee guida ed evidence based medicine;
-
approccio organizzativo
gestionale:
ü total quality management,
ü certificazione di qualità (ISO 9000),
ü accreditamento autorizzativo e requisiti minimi di qualità,
ü accreditamento all’eccellenza;
-
approccio partecipativo:
ü APQ.
Il Medical e Clinical Audit è un approccio sistematico, formalizzato e volontario di valutazione e miglioramento della qualità dell’assistenza, sviluppato soprattutto nei paesi anglosassoni a partire dagli anni settanta.
Esso si basa sulla revisione retrospettiva della pratica professionale con l’obiettivo di individuare possibili cambiamenti.
Si
può distinguere fra medical audit, limitato solo agli aspetti medici e clinical
audit, quando si prendono in considerazione anche aspetti strutturali, di
processo e di esito, relativi alle diverse componenti della pratica
professionale, compresa quella infermieristica.
La valutazione si struttura come un processo
ciclico, l’audit cycle, che può essere riassunto nei seguenti quattro punti:
-
definizione
dei criteri di buona qualità delle cure,
-
raccolta
dei dati di attività,
-
confronto
della performance con i criteri predefiniti ed individuazione degli scostamenti,
-
introduzione
dei cambiamenti clinici ed organizzativi necessari per migliorare la qualità.
Il medical audit non ha un approccio globale al servizio, ma focalizza l’attenzione su aspetti di volta in volta diversi dell’assistenza sanitaria, individuati sia a livello territoriale che ospedaliero.
Significativi esempi della
varietà delle dimensioni che possono essere oggetto del medical audit sono
proposti da Hughes e Humphrey (1990) che hanno individuato, con riferimento
all’attività dei medici di medicina generale, 9 diverse aree all’interno delle
quali si esprime un’attività di medical audit:
1.
analisi
della attività medica (practice activity analysis),
2.
studio
di casi (case studies),
3.
analisi
dei protocolli (disease and process audit),
4.
soddisfazione
del paziente (seeking patients’ view),
5.
sistema informativo (service indicators and the
use of routinaly available information),
6.
lavorare
in un gruppo di pari (working in peer groups),
7.
visita
di altre condotte mediche (practice visiting),
8.
compilazione
del rapporto annuale (practice annual reports),
9.
attività
di prevenzione e ruolo di facilitatore.
Ciascuna delle nove aree cerca di dare una risposta ad uno dei seguenti problemi metodologici che il medical audit si trova ad affrontare:
- descrizione dell’attività clinica,
- misurazione dell’attività clinica,
- modalità per la raccolta delle informazioni necessarie alla valutazione,
- esposizione dei risultati della valutazione,
- ruolo del valutatore
L’audit
cycle contiene elementi che vengono ripresi dalla Quality Assurance (QA) o
Verifica e Revisione della Qualità (VRQ) come comunemente viene definita in
Italia.
La QA si è sviluppata originariamente negli Stati
Uniti. Consiste essenzialmente in un processo formalizzato e sistematico volto
a misurare il livello qualitativi delle cure mediche, identificare gli
eventuali problemi esistenti, disegnare le attività capaci di risolverli,
verificare nel tempo che le azioni correttive siano efficaci.
In Italia il metodo viene
introdotto nel 1984 dalla Società Italiana di VRQ.
Il D.Lgs 502/92 agli articoli 8 e 10 stabilisce
l’adozione di un sistema di VRQ per i requisisiti necessari per diventare
produttori del SSN.
Le
principali fasi operative di un modello di VRQ sono riassumibili nella
cosidetta “spirale della qualità”:
-
identificazione
dei problemi da sottoporre a valutazione,
-
selezione
delle priorità,
-
selezione
della metodologia più appropriata per determinare le dimensioni di ogni problema,
-
elaborazione
di criteri e standard per misurare e comparare aspetti della realtà valutata,
-
individuazione
delle carenze confrontando la realtà esistente con ogni criterio e standard,
-
individuazione
delle azioni necessarie per eliminare le carenze,
-
rivalutazione
delle cure, dopo un adeguato intervallo di tempo per verificare se le carenze
sono state effettivamente corrette.
Secondo Perrero (1985) gli obiettivi devono essere verificabili, uniformi, specifici, pertinenti, accettabili, realistici e rispondere alle esigenze locali.
Il Miglioramento Continuo
della Qualità (MCQ)sostituisce i precedenti “Assicurazione della Qualità” e
“Verifica e revisione della Qualità”, (Morosini PL, Perrero F., 1999).
Con MCQ si indica un insieme di attività dirette a
tenere sotto controllo e a migliorare i processi e gli esiti. Fanno parte di un
sistema MCQ l’effettuazione di progetti MCQ, il monitoraggio di processi e di
esiti importanti, mediante un sistema di indicatori, lo sviluppo o
l’adattamento e l’aggiornamento di procedure organizzative e di linee guida
professionali e la verifica della loro applicazione, la partecipazione a
programmi di accreditamento o di certificazione.
Un progetto MCQ parte
dall’identificazione di un problema di qualità ed arriva all’accertamento dei
miglioramenti introdotti.
Le fasi di un progetto MCQ (Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations, 1999) possono essere distinte in identificazione dei possibili problemi da affrontare, scelta del problema prioritario, definizione di criteri, indicatori e soglie di buona qualità, progettazione dello studio di individuazione delle possibili cause del problema, esecuzione ed analisi dello studio, progettazione dell’intervento migliorativo (chi fa cosa e quando e chi ricorda a chi si è preso l’impegno se lo ha svolto), applicazione dell’intervento migliorativo, valutazione dell’impatto a breve termine, a medio - lungo termine (6 mesi - 1 anno) ed alla fine dell’intervento, e comunicazione dei risultati.
Generalmente si parla di
ciclo o spirale del MCQ perché se non si ottengono i risultati soddisfacenti,
si cambiano i criteri e gli indicatori e/o gli interventi, fino ad ottenere
risultati soddisfacenti e poi non ci si ferma, ma si passa ad un altro
problema.
L’accreditamento
professionale può essere sinteticamente definito come un meccanismo di
valutazione esterna tra pari (peer review), per accertare il grado di
corrispondenza a set di indicatori di qualità, (Scrivens E. 1995).
L’accreditamento
professionale ha un carattere fortemente partecipativo e si propone quasi come
un’attività di autoregolazione. Criteri ed indicatori vengono definiti
attraverso un lungo processo di confronto e di validazione tra pari e sono poi
continuamente aggiornati, in quanto prendono come punto di riferimento lo stato
di eccellenza raggiunto, (Ranci Ortigiosa E., 2000).
La valutazione può essere effettuata tra pari o da
un’agenzia indipendente, ma i valutatori sono sempre professionisti della
sanità. L’accreditamento professionale si pone come obiettivo finale il
miglioramento continuo, attraverso una logica di apprendimento organizzativo
che coinvolge tutti i professionisti di una determinata struttura.
I sistemi di accreditamento professionale, pur
perseguendo tutti una finalità di miglioramento continuo e di ricerca
dell’eccellenza, si differenziano fra loro per le logiche di valutazione
seguite, per la scelta delle dimensioni da tenere sotto osservazione, per la
definizione di criteri ed indicatori, per il sistema di misurazione adottato.
I sistemi di accreditamento professionale sono
strettamente correlati all’accreditamento all’eccellenza, di cui si parlerà più
avanti.
I principali metodo sono:
-
JCAHO, Sistema di
accreditamento Statunitense: oggetto della valutazione sono il miglioramento della qualità e
dell’efficienza del servizio, con lo scopo di individuare le aree di debolezza
dell’organizzazione sanitaria, consentendo di porvi rimedio e di riallocare le
risorse in modo efficiente.
-
CCHFA, Sistema di
accreditamento Canadese: l’unità di osservazione è il processo di cura sull’utente e non il
funzionamento del reparto. Il metodo pone l’attenzione sull’integrazione e
sulla continuità del processo di cura, dall’accesso alla dimissione.
-
ACHS, Sistema di
accreditamento Australiano: dà rilievo all’esperienza individuale complessiva del paziente
all’interno dell’ospedale. I criteri e gli indicatori sono stati concepiti come
supporto alle strutture sanitarie nel fornire al paziente una cura di qualità
elevata in modo efficace ed efficiente.
Le
linee guida e l’evidence based medicine (EMB) sono strumenti ideati, in primo
luogo, per aiutare il medico nel prendere le decisioni e per migliorare gli
esiti delle cure e sono, inoltre, strumenti per valutare la good practice ed il
comportamento professionale nella pratica clinica.
Le
linee guida e l’EMB hanno i loro presupposti teorici nella epidemiologia
clinica, la quale si propone di riordinare i risultati della ricerca clinica e
di definire gli effetti delle scelte cliniche sulla salute.
Le linee guida sono costituite da un insieme di
indicatori riferiti a specifici problemi clinici, elaborati da un gruppo di
pari, dopo attenta revisione della letteratura esistente, allo scopo di aiutare
la decisione medica e di ridurre l’alta variabilità dei comportamenti.
La progettazione, lo sviluppo, l’implementazione di
una linea guida deve rispettare (Maciocco G., 1997):
-
validità:
le linee guida si basano sulla corretta interpretazione delle evidenze
disponibili;
-
costo-efficacia:
le linee guida portano ad un miglioramento della salute a costi accettabili;
-
riproducibilità:
una linea guida è riproducibile quando, un’altra linea guida basandosi sulle
stesse evidenze, conduce ad analoghe raccomandazioni;
-
affidabilità:
una linea guida è affidabile quando nelle stesse condizioni cliniche un altro
gruppo di medici le applica in maniera simile;
-
applicabilità
clinica: lo sviluppo di una linea guida avviene con il contributo di tutte le
discipline chiave e degli stessi utenti;
-
flessibilità
clinica: le linee guida specificano quali sono le eccezioni rispetto alle
raccomandazioni ed indicano in quali circostanze le preferenze dei pazienti
devono essere prese in considerazione;
-
chiarezza:
le linee guida usano un linguaggio chiaro, che ne facilita l’uso nella pratica
clinica;
-
documentazione
meticolosa: le linee guida indicano chiaramente i partecipanti, gli obiettivi
ed i metodi; collegano le raccomandazioni con le evidenze disponibili;
-
tempi
di revisione: le linee guida contengono i tempi e le modalità con cui esse
devono essere sottoposte a revisione;
-
monitoraggio
di utilizzazione: le linee guida indicano il modo in cui viene verificata
l’adesione alle raccomandazioni.
Nel 1997 è stata prodotta la prima raccolta di linee guida derivate dalla letteratura internazionale. La banca dati, in corso di continua implementazione, è suddivisa in quattro sezioni:
-
linee
guida prodotte da società scientifiche e mediche,
-
linee
guida prodotte da organismi internazionali,
-
linee
guida prodotte da agenzie,
-
linee
guida prodotte da altri organismi che operano nel settore.
In Italia le recenti disposizioni legislative fanno esplicito riferimento all’opportunità di elaborare linee guida e protocolli.
In particolare opera in
Italia un gruppo della Cochrane Collaboration, organizzazione fondata ad Oxford
nel 1993, allo scopo di individuare metodi di revisione uniformi, evitare la
duplicazione delle ricerche, fornire supporto informativo agli esperti.
Il tema delle linee guida è
oggetto di ampio dibattito.
Attualmente in Italia c’è la
tendenza a favorire una produzione a livello nazionale, puttosto che in ambito
locale.
I critici delle linee guida
sostengono l’inapplicabilità delle stesse nella pratica clinica, in quanto il
malato è un unicum e di conseguenza il comportamento medico non può che essere
altamente variabile.
Il
tema delle linee guida come strumento per la gestione ottimale e la qualità
dell’assistenza si scontra con un nodo culturale critico: il ruolo
professionale del medico (Ranci Ortigiosa E., 2000).
Secondo Liberati (1997) le
linee guida fanno riferimento al fatto che la buona pratica clinica è fondata
su: consapevolezza dell’incertezza decisionale, conoscenze di fisiopatologia,
istinto clinico, sistemazione delle conoscenze mediche personali, sistemazione
della pratica clinica individuale, approccio critico alla letteratura medica.
La qualità totale è nata e si è sviluppata in
Giappone, dove è considerata un elemento chiave per il successo di ogni
attività produttiva.
I canoni del TQM prevedono il superamento dei
concetti di qualità del servizio (efficacia terapeutica) e di qualità del
sistema (certificazione, accreditamento), per giungere al controllo degli
aspetti organizzativi (qualità programmata e qualità erogata), dei rapporti con
l’utente (qualità prevista e qualità percepita), ma anche per una valutazione
di competitività operata attraverso tecniche di “benchmarking” (qualità
paragonata), (Braccini M., 1998; Galgano A., 1992; Galgano A., 1996).
Un importante contributo di promozione della qualità
totale, in Europa, è fornito dall’ European Foundation for Quality Management
(EFQM)
Il European Foundation for Quality Management (EFQM)
è nato da una fondazione con sede a Bruxelles, istituita dalle principali ditte
industriali europee. Questo organismo annovera attualmente più di 500 membri
(aziende) e si propone di stimolare la diffusione dei progetti di qualità
soprattutto attraverso l’assegnazione annuale dei premi europei: European
Quality Prizes, European Quality Award.
I premi sono divisi in 4 categorie: imprese private,
unità operative di imprese private, organizzazioni del settore pubblico,
piccola e media impresa privata.
L’EFQM si occupa principalmente dell’assistenza alle
organizzazioni che operano nella logica del miglioramento continuo della
qualità e del supporto ai dirigenti di tali organizzazioni per accelerare la
diffusione del Total Quality Management.
Il modello EFQM (European Foundation for Quality Management),
a differenza dell’attuale sistema ISO 9000, dà peso ai risultati conseguiti e
non solo in termini di soddisfazione dei clienti.
La logica che sta a cuore al modello EFQM è
riassumibile in Risultati, Approccio, Dispiegamento, Accertamento,
Revisione (RADAR).
Risultati significa che un organizzazione deve
determinare i risultati raggiunti, in termini sia di prodotti ed in sanità
anche di esiti, sia finanziari, sia di percezione da parte dei cittadini e dei
dipendenti.
Approccio indica che deve pianificare e sviluppare
un insieme integrato di approcci validi per raggiungere i risultati attesi.
Dispiegamento significa che deve mettere in atto gli
approcci suddetti in modo sistematico e completo.
Accertamento e revisione indicano il monitoraggio,
la verifica e l’analisi dei risultati ottenuti, in un atteggiamento di
apprendimento continuo.
La sigla RADAR rappresenta un ciclo simile a quello
del MCQ.
La valutazione dei progetti qualità, per
l’assegnazione dei premi, viene fatta secondo un modello che assegna un massimo
di 1000 punti, di cui un massimo di 500 punti per i fattori produttivi ed un
massimo di 500 punti per i risultati.
A loro volta i fattori produttivi sono suddivisi in
leadership (il modo in cui l’alta direzione ed i leader dei livelli inferiori
supportano e promuovono la cultura del TQM), politiche e strategie (il modo in
cui l’organizzazione predispone, sviluppa, corregge e realizza politiche
strategie), gestione delle risorse umane (il modo in cui l’organizzazione
riesce a far esprimere compiutamente le potenzialità del proprio personale),
pianificazione, gestione delle risorse materiali (il modo in cui
l’organizzazione gestisce le risorse finanziarie, le risorse informative, le
dotazioni, i materiali, la proprietà intellettuale), controllo dei processi (il
modo in cui l’organizzazione identifica i processi chiave, come li rivede e li
migliora).
I risultati sono suddivisi in soddisfazione del
personale (il modo in cui si riesce a stabilire il grado di percezione che il
personale ha dell’organizzazione), soddisfazione dei clienti (come si riesce ad
individuare la percezione che il cliente ha del servizio ricevuto e dei suoi
rapporti con l’organizzazione), impatto sulla società (il modo in cui
l’organizzazione è riuscita a soddisfare i bisogni e le aspettative della
comunità in termini di miglioramento della qualità della vita)), risultati
finanziari (individua il raggiungimento degli obiettivi di budget ed il
soddisfacimento dei bisogni di quanti hanno interessi finanziario altre
partecipazioni nell’organizzazione).
Nelle applicazioni in sanità l’area di gestione dei
processi è stata suddivisa in gestione dei processi clinici e gestione dei
processi manageriali. L’area dei risultati dei risultati finanziari è stata
suddivisa in esiti di salute e risultati finanziari
Le Iso 9000 (International Standards for
Organizations) sono norme di applicazione generale che possono essere adattate
a tutti i settori produttivi di beni e servizi e sono utilizzate quando esiste
la necessità di dimostrare la propria capacità di progettazione e fornitura di
un prodotto conforme.
I requisiti di tali norme sono costruiti per fornire
una garanzia al cliente non attraverso un controllo sul risultato ma,
piuttosto, sul rispetto di procedure predefinite, così da poter ridurre
drasticamente i rischi di non conformità.
I sistemi qualità ispirati alla norma ISO sono molto
diffusi nelle aziende di produzione dei beni.
Le norme ISO hanno il pregio di consentire una
definizione precisa dei ruoli e delle relative modalità di comunicazione ed
integrazione, riducendo i costi della “non qualità” e migliorando il servizio
reso, (Baraghini G., Capelli M., 1997).
Un’altra caratteristica importante delle norme ISO
riguarda la possibilità di integrazione con altri sistemi quale ad esempio il
MCQ. In questo senso il sistema qualità ispirato alle ISO 9000 può essere
considerato una prima importante tappa di avvicinamento al più complesso
sistema della qualità totale.
La predisposizione di un sistema qualità ispirato
alle norme ISO 9000 richiede un periodo di addestramento lungo ed anche in
funzione del livello di qualità iniziale dell’organizzazione e della
complessità della struttura.
Il sistema descrive le procedure adottate e ne
verifica l’applicazione, la certificazione è il riconoscimento ufficiale
operato da un ente terzo di ciò che è stato codificato.
Gli elementi da prendere in considerazione per
impiantare tale sistema sono riportati nel capitolo 4 delle norme UNI EN ISO
9001, che tratta dei requisiti richiesti per la predisposizione del sistema.
Tali requisiti forniscono al cliente una garanzia sui rischi di non conformità
del prodotto offerto, attraverso un controllo sul rispetto delle procedure e
non sulle caratteristiche degli esiti.
La certificazione viene richiesta ad un organismo
indipendente accreditato dall’ente nazionale che regolamenta e controlla tale
attività, il Sincert.
L’Azienda richiedente deve predisporre il “Manuale
della Qualità” nel quale vengono esplicitate le modalità di adeguamento alle
norme ISO, modalità che vengono poi verificate sul campo dal valutatore della
società di certificazione che compila una lista di riscontro.
Dall’elaborazione dei dati della lista scaturisce un
rapporto finale sui cui contenuti avviene una discussione nell’ambito
dell’organismo di certificazione, che può deliberare favorevolmente, oppure
invitare l’azienda ad eliminare le non conformità. Il rilascio del certificato
non conclude l’iter di valutazione, poiché sono previste visite di sorveglianza
con cadenza annuale.
E’ facile immaginare come l’applicazione delle norme
ISO in ambiente sanitario comporti difficili, anche se non impossibili,
problemi di adattamento. Alle norme ISO 9000 è stato inoltre rimproverato di
concentrarsi sul controllo di processo e di prendere poco in considerazione il
miglioramento di qualità e la valutazione dei risultati.
I recenti documenti della serie 9004 ed in
particolare il 9004-4 danno però molto più peso al miglioramento di qualità,
(UNI, 1995).
Le norme destinate ad entrare in vigore alla fine
dell’anno 2000, conosciute come Vision 2000, renderanno il modello molto simile
a quello della Total Quality Management, con una generale convergenza di tutti
i modelli per la qualità, (Marcantoni M., Torresani A., 2000).
Il concetto di accreditamento è stato introdotto per
la prima volta in Italia con il D.Lgs n. 502/92.
L’accreditamento va inteso come la volontà di
garantire una verifica ed un monitoraggio delle strutture che forniscono
prestazioni nell’ambito del SSN.
Fino al 1996 l’accreditamento è stato
automaticamente riconosciuto per le strutture pubbliche o private con un
precedente rapporto di convenzione con il SSN.
Con la pubblicazione del DPR 14.01.1997, che
definisce i requisiti minimi strutturali, tecnologici, organizzativi, le
strutture di nuova realizzazione devono da subito attenersi ai requisiti
specificati, così pure quelle che attuano ampliamenti o modifiche.
Le altre strutture devono adeguarsi entro un massimo
di cinque anni.
Sono interessate tutte le strutture sanitarie, da
quelle che erogano prestazioni in regime di ricovero, a ciclo continuativo e/o
diurno, a quelle di assistenza specialistica in regime ambulatoriale, che
erogano prestazioni riabilitative, di diagnostica strumentale e di laboratorio,
a quelle che operano in regime residenziale.
Con il DPR 14.01.1997 sono state fissate due tappe:
-
l’autorizzazione
obbligatoria che implica il possesso dei requisiti minimi,
-
l’accreditamento,
volontario, che riconosce i fornitori, cioè coloro che possono erogare
prestazioni per conto del SSN, e che implica il possesso di requisiti
ulteriori, definiti dalle Regioni.
L’accreditamento all’eccellenza ha pochissimi punti
in comune con l’accreditamento di tipo istituzionale immaginato dal legislatore
italiano.
Il modello nasce negli Stati Uniti nel 1917 e si
impone definitivamente negli anni ’50 grazie all’attività di quella che
attualmente si chiama Joint Commission on Accreditation of Healthcare
Organizazion (JCAHO). Definito come “modello di autoregolamentazione
dell’industria sanitaria”, esso è inteso come l’abilitazione ad operare per
conto dei sistemi di assistenza pubblica (per esempio Medicare), ed ha come
elementi caratteristici la fissazione ed il controllo degli standard e la
partecipazione di tipo volontaristico da parte degli ospedali.
Negli ultimi tempi la Joint Commission ha spostato
l’attenzione sui processi utilizzati per fornire assistenza di qualità, avendo
già in previsione la definizione di indicatori di risultato.
In ambito europeo il modello JCAHO si è diffuso
principalmento in Inghilterra ed è stato applicato dal Clinical Pathology
Accreditation (CPA), per il programma di accreditamento dei laboratori clinici,
nel quale il miglioramento della qualità nelle fasi pre e post-analitiche è
fondamentale.
Il programma CPA prende in esame sei sezioni:
organizzazione e amministrazione, personale e direzione, spazi ed attrezzature,
procedure, aggiornamento del personale, valutazione. Alle sei sezioni
corrispondono 44 standard.
La struttura richiedente compila la documentazione
prevista che dovrà essere visionata da un comitato di consulenza. In caso di
giudizio positivo, viene rilasciato un accreditamento provvisorio al quale
segue, dopo una visita ispettiva per la verifica del raggiungimento degli
standard, un accreditamento di durata annuale.
Nella maggior parte dei Paesi europei si è ancora in
una fase di dibattito sulla definizione degli standard e dei programmi.
APPROCCIO PARTECIPATIVO
E’ una procedura di valutazione dei servizi pubblici
e sociali, in particolare di quelli sanitari, caratterizzata dalla sua
impostazione partecipativa, che prevede il coinvolgimento di cittadini ed
operatori non solo come fonte di informazione, ma anche come soggetti attivi
nella realizzazione dell’indagine e come utilizzatori dei risultati.
Questo metodo di valutazione dei servizi sanitari è
stato messo a punto dal Laboratorio di Scienze della Cittadinanza e riguarda
essenzialmente la qualità percepita, in particolare le relazioni
interpersonali, il comfort, la disponibilità di servizi e la soddisfazione
degli operatori.
Sotto il profilo teorico , esso si basa su una
matrice che consente di misurare la qualità, scomposta in nove dimensioni o
aree teoriche, per la cui identificazione si parte da due ordini di
distinzioni:
1.
Qualità
tecnica, qualità della dimensione interpersonale e comfort dell’ambiente;
2.
Processi,
strutture ed esiti.
Combinando queste due categorie, rispettivamente
riferite alle dimensioni della qualità ed agli aspetti costitutivi
dell’erogazione dei servizi, si è pervenuti all’individuazione delle nove aree
teoriche:
·
Qualità
tecnica per strutture
·
Qualità
tecnica per processi
·
Qualità
tecnica per esiti
·
Qualità
della dimensione interpersonale per struttura
·
Qualità
della dimensione interpersonale per processi
·
Qualità
della dimensione interpersonale per esiti
·
Comfort
per struttura
·
Comfort
per processi
·
Comfort
per esiti
Le aree teoriche vengono valutate da sei tipi di
fenomeni indicatori: il rispetto o la violazione di standard, le disfunzioni,
gli eventi sentinella, le situazioni di particolare qualità, le opinioni di
operatori e le opinioni degli utenti.
I primi quattro parametri individuano la dimensione
oggettiva della qualità, mentre gli ultimi due, relativi a giudizi ed opinioni,
si riferiscono alla dimensione soggettiva della qualità stessa.
Questo tentativo di attuare un doppio approccio alla
qualità è ritenuto un altro carattere saliente del metodo APQ che pur restando
orientato alla percezione della qualità da parte degli utenti ed alla loro
soddisfazione per evitare i rischi di un sistema autoreferenziale, introduce
strumenti volti a valutare fatti, dati strutturali ed eventi oggettivi.
Nel DPCM 19.5.1995 concernente lo “Schema generale
di riferimento della Carta dei servizi pubblici sanitari”, al punto 1.3
dell’allegato, il modello dell’analisi partecipata della qualità APQ è stato
indicato come strumento per la verifica del rispetto degli standard promossa
periodicamente dalle ASL e realizzata in collaborazione dei cittadini e delle
loro organizzazioni.
I metodi di valutazione e miglioramento della
qualità già applicati operativamente in alcune realtà, tendono a svilupparsi
secondo diverse direzioni in riferimento ai punti già citati: diversità delle
prospettive dei soggetti interessati, carattere multidimensionale della
qualità, peculiarità delle aziende sanitarie.
Dalla mappatura delle tendenze in atto in sanità, si
evince che ciascuna metodologia, dalla MCQ all’APQ, dalle norme ISO 9000 ai
sistemi di qualità totale TQM ecc., focalizza in misura prevalente l’attenzione
su una dimensione ritenuta prioritaria, ma non le esaurisce tutte o comunque ne
tiene conto in un’ottica particolare.
Le metodologie appartenenti al gruppo MCQ e TQM
operano nell’ottica dell’accreditamento all’eccellenza, in quanto tendono ad
implementare un sistema dinamico ed un miglioramento continuo della qualità,
sia pure con metodologie e livelli in parte diversificati.
Una necessaria distinzione va operata tra
“accreditamento istituzionale” ed “accreditamento all’eccellenza”, evidenziando
innanzitutto che il primo è un adempimento obbligatorio fondato sulle norme
vigenti (DPR 14 gennaio 1997), il secondo si basa su un procedimento
volontario.
Le differenze tra i due percorsi sono riportarti
nella tabella………
Pertanto l’accreditamento istituzionale si limita
essenzialmente ad eliminare le strutture inaffidabili e non promuove
necessariamente la qualità, come avviene invece nell’accreditamento volontario
o di eccellenza.
L’accreditamento all’eccellenza, a sua volta si
differenzia dall’attività a carattere volontario nota come certificazione e
collegata alla norme ISO.
Se infatti l’accreditamento volontario è un’attività
di valutazione professionale, sistemica e periodica, volta a garantire che la
qualità dell’assistenza sia appropriata ed in continuo miglioramento, la
certificazione è l’atto mediante il quale un ente terzo, indipendente, dichiara
ad una struttura che la sua organizzazione (personale, attività, controlli,
ecc.) ed i suoi prodotti, processi, servizi sono conformi ad una data norma di
riferimento.
Nell’accreditamento all’eccellenza prevalgono i
caratteri dell’autoregolazione, con la partecipazione attiva dei professionisti
e delle istituzioni controllate.
Nella certificazione prevale il controllo esterno ad
opera di un organismo indipendente che certifica la conformità a determinati
standard e costituisce il momento finale di un processo di riorganizzazione
aziendale realizzato in conformità alle norme ISO. Tali norme sono incentrate
sull’implementazione di un sistema qualità nel quale l’Azienda assicura che un
prodotto, processo, servizio, sia conforme agli obiettivi prefissati ed agli scopi
per cui deve essere impiegato.
In altre parole il controllo del processo secondo le
ISO 9000 consiste essenzialmente in:
-
dire
quello che si fa,
-
fare
quello che si è detto,
-
dimostrare
quello che si è fatto, (audit interno ed audit esterno)
-
pensare
a come migliorarlo
In campo sanitario l’applicazione della norma ISO
9000 presenta il vantaggio di offrire una garanzia di qualità del sistema
aziendale nel suo complesso, costituendo una sorta di griglia, in cui possono
essere inglobati altri aspetti e metodologie scientifiche come ad esempio il
MCQ e il TQM.
Gli esperti del TQM ritengono che l’applicazione
delle norme ISO sia compatibile ed addirittura propedeutica alla gestione
manageriale della qualità realizzata nei sistemi di qualità totale.
Ponendo a confronto le due diverse metodologie si
evidenzia che rispetto alla politica della leadership, nonché all’analisi dei
processi e dei risultati, le ISO coprano solo una parte dell’attività di
valutazione e miglioramento, in quanto trascurano la soddisfazione dei
dipendenti, la soddisfazione dei clienti e l’impatto sulla società, elementi
che invece fanno parte del TQM.
In sintesi potremmo dire che il MCQ – VRQ analizza
essenzialmente i comportamenti professionali, con un’ottica orientata agli
esiti; le ISO controllano gli aspetti organizzativi e manageriali; la TQM
prende in esame le varie dimensione della qualità, con una prospettiva
orientata al cliente; l’APQ rivolge l’attenzione al cittadino, di cui vuole
rappresentare il punto di vista.
Da queste indicazioni, sia pure molto sintetiche, si
evidenzia che nessuna metodologia è di per sé esaustiva, tuttavia si notano tra
le varie metodologie tentativi di convergenza ed inglobamento dei vari sistemi
di analisi.
Orientarsi in questo contesto in rapida evoluzione
non è facile, ma attraverso la politica della gradualità e l’attenzione ai
riferimenti normativi è possibile intraprendere il percorso della qualità
aziendale. Tutto ciò sapendo che in fondo per migliorare il servizio è
importante raggiungere un obiettivo solo apparentemente scontato e banale: fare bene le cose giuste. Ma quello che
potrebbe sembrare un’affermazione ovvia, comporta sul piano operativo una vera
e propria sfida alla cultura imprenditoriale, all’organizzazione gestionale ed
al patrimonio delle professionalità.
Tabella………: Differenza tra accreditamento
istituzionale ed accreditamento all’eccellenza
|
Accreditamento istituzionale
|
Accreditamento all’eccellenza
|
Obiettivo
|
Accesso al mercato |
Promozione alla qualità |
Opzione
|
Obbligatoria |
Volontaria |
Ricaduta
|
Economica |
Educativa e di immagine |
Qualità |
Minima |
Eccellente |
Gestione |
Istituzionale |
Ad opera di professionisti |
Modalità |
Ispezione |
Consulenza |
Contenuti |
Prevalentemente
istituzionale |
Professionali |
Riferimenti |
Normativa |
Stato dell’arte ed evidenza
scientifica |
Tabella…….Differenza tra ISO 9000 e Total Quality
Management
ISO 9000
|
TOTAL QUALITY MANAGEMENT
|
Modello di assicurazione
qualità |
Modello di eccellenza
aziendale |
Prassi strutturate |
Efficacia della prassi |
Standard |
Strumenti di autovalutazione |
Certificazione |
Trasformazione aziendale e
MCQ |
Ed. Centro Scientifico Editore
Scrivens E.
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ACCREDITAMENTO DEI SERVIZI SANITARI. ESPERIENZE INTERNAZIONALI A CONFRONTO
Ed. Centro Scientifico Editore
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