di     Sabato 2 Dicembre 2000

Il ministro Bassanini firma il decreto. Ora le singole amministrazioni dovranno adottare le loro regole specifiche
Statali, ecco il nuovo codice etico
Vietati i regali, le telefonate private, l’uso personale dell’auto di servizio

di PIETRO PIOVANI

ROMA — La vita del dipendente pubblico è piena di divieti. Il dipendente pubblico non può chiamare la mamma dal telefono dell’ufficio. Non può scrivere una lettera alla fidanzata usando la cancelleria dell’amministrazione, non può inviare un’e-mail all’amante dal computer con cui lavora. Non può usare l’auto di servizio per trasportare amici o parenti. Non può accettare regali dalla ditta Tal dei Tali, dall’avvocato Tizio, dal commercialista Caio. Non può prendere decisioni che coinvolgano in qualche modo i suoi interessi personali o dei suoi parenti, e neppure gli interessi di qualche creditore o debitore o di qualcuno con cui egli sia in causa. Quando si trovi, per motivi privati, di fronte a un altro pubblico ufficiale non può sfruttare la posizione che ricopre nell’amministrazione per ottenere un trattamento di favore; anzi non può neppure menzionare il proprio ruolo.
L’elenco di queste proibizioni è scritto nero su bianco in un decreto del governo. E’ il testo del "Codice di comportamento" firmato dal ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini. Il Codice indica i principi che tutto il personale pubblico deve rispettare quotidianamente per rispettare gli obblighi di diligenza, lealtà e imparzialità stabiliti dalla Costituzione italiana. Sono esentati dal rispetto del codice i militari, gli agenti di polizia, i magistrati, gli avvocati dello Stato.
In realtà queste regole non sono un’invenzione di Bassanini. Il Codice di comportamento era già stato introdotto dal governo Ciampi nel ’94 (il ministro competente era Sabino Cassese). Il decreto di allora prevedeva che quel testo fosse aggiornato e integrato ogni quattro anni. Per questo oggi, con un po’ di ritardo, si provvede a una nuova edizione del Codice, che ricalca molto da vicino l’originale. Ma con una differenza sostanziale. Nella versione Cassese il codice era uguale per tutti i dipendenti pubblici. Nella versione Bassanini invece il codice è un testo di riferimento che enuncia i principi generali e al quale le singole amministrazioni dovranno rifarsi per adottare un loro codice specifico.
Secondo i tecnici della Funzione pubblica infatti il fallimento del vecchio codice si deve attribuire proprio alla sua impostazione centralistica: non si può pensare di imporre le stesse regole a un ministeriale e a un docente universitario, a un funzionario dell’Inps e a un infermiere d’ospedale.
Che cosa succede al dipendente che non osserva le prescrizioni del Codice? E’ passibile di una sanzione disciplinare per violazione dei doveri d’ufficio, secondo le procedure previste dai contratti nazionali di ciascuna categoria. E’ chiaro che in questo campo si applica sempre una certa elasticità: è difficile che un dirigente promuova un’azione disciplinare contro un dipendente per una telefonata a casa.
Per il ministro Bassanini il rilancio del codice etico è «un passo importante per garantire trasparenza e ecorrettezza nel funzionamento delle pubbliche amministrazioni». Ora però, aggiunge, è il momento che «il Parlamento faccia la sua parte approvando definitivamente un altro provvedimento: il disegno di legge sul rapporro tra procedimento penale e procedimento disciplinare». Si tratta di una legge proposta ben tre anni fa dal governo Prodi: prevede, tra l’altro, il licenziamento del funzionario condannato per corruzione e concussione con sentenza definitiva, nonché la sospensione di chi è stato condannato in primo grado.