Il ministro Bassanini firma il decreto. Ora le singole
amministrazioni dovranno adottare le loro regole
specifiche
Statali, ecco il nuovo codice etico
Vietati i regali, le telefonate private, l’uso personale
dell’auto di servizio
di PIETRO PIOVANI
ROMA
— La vita del dipendente pubblico è piena di
divieti. Il dipendente pubblico non può chiamare la
mamma dal telefono dell’ufficio. Non può scrivere
una lettera alla fidanzata usando la cancelleria
dell’amministrazione, non può inviare un’e-mail
all’amante dal computer con cui lavora. Non può
usare l’auto di servizio per trasportare amici o parenti.
Non può accettare regali dalla ditta Tal dei Tali,
dall’avvocato Tizio, dal commercialista Caio. Non
può prendere decisioni che coinvolgano in qualche
modo i suoi interessi personali o dei suoi parenti, e
neppure gli interessi di qualche creditore o debitore o di
qualcuno con cui egli sia in causa. Quando si trovi, per
motivi privati, di fronte a un altro pubblico ufficiale non
può sfruttare la posizione che ricopre
nell’amministrazione per ottenere un trattamento di favore;
anzi non può neppure menzionare il proprio
ruolo.
L’elenco di queste proibizioni è scritto
nero su bianco in un decreto del governo. E’ il testo del
"Codice di comportamento" firmato dal ministro
della Funzione pubblica Franco Bassanini. Il Codice indica
i principi che tutto il personale pubblico deve rispettare
quotidianamente per rispettare gli obblighi di diligenza,
lealtà e imparzialità stabiliti dalla
Costituzione italiana. Sono esentati dal rispetto del
codice i militari, gli agenti di polizia, i magistrati, gli
avvocati dello Stato.
In realtà queste regole
non sono un’invenzione di Bassanini. Il Codice di
comportamento era già stato introdotto dal governo
Ciampi nel ’94 (il ministro competente era Sabino Cassese).
Il decreto di allora prevedeva che quel testo fosse
aggiornato e integrato ogni quattro anni. Per questo oggi,
con un po’ di ritardo, si provvede a una nuova edizione del
Codice, che ricalca molto da vicino l’originale. Ma con una
differenza sostanziale. Nella versione Cassese il codice
era uguale per tutti i dipendenti pubblici. Nella versione
Bassanini invece il codice è un testo di riferimento
che enuncia i principi generali e al quale le singole
amministrazioni dovranno rifarsi per adottare un loro
codice specifico.
Secondo i tecnici della Funzione
pubblica infatti il fallimento del vecchio codice si deve
attribuire proprio alla sua impostazione centralistica: non
si può pensare di imporre le stesse regole a un
ministeriale e a un docente universitario, a un funzionario
dell’Inps e a un infermiere d’ospedale.
Che cosa
succede al dipendente che non osserva le prescrizioni del
Codice? E’ passibile di una sanzione disciplinare per
violazione dei doveri d’ufficio, secondo le procedure
previste dai contratti nazionali di ciascuna categoria. E’
chiaro che in questo campo si applica sempre una certa
elasticità: è difficile che un dirigente
promuova un’azione disciplinare contro un dipendente per
una telefonata a casa.
Per il ministro Bassanini il
rilancio del codice etico è «un passo importante per
garantire trasparenza e ecorrettezza nel funzionamento
delle pubbliche amministrazioni». Ora però,
aggiunge, è il momento che «il Parlamento faccia la
sua parte approvando definitivamente un altro
provvedimento: il disegno di legge sul rapporro tra
procedimento penale e procedimento disciplinare». Si tratta
di una legge proposta ben tre anni fa dal governo Prodi:
prevede, tra l’altro, il licenziamento del funzionario
condannato per corruzione e concussione con sentenza
definitiva, nonché la sospensione di chi è
stato condannato in primo grado.