Il problema HCV |
RISULTATI DELL’INDAGINE EPIDEMIOLOGICA
NAZIONALE SULL’INFEZIONE DA HCV NEI PAZIENTI IN DIALISI,
CURATA DALLA FILIALE ITALIANA DELL’EDTNA/ERCA
Marco Lombardi¹, Tiziano Cerrai ¹, Sandro
Geatti ², Simona Negroni ³,
Laura Pertusini 4, Marisa Pegoraro 5 e Guglielmina
Di Lullo 6.
¹
Nefrologia e Dialisi ospedale SM Annunziata, Azienda USL 10, Firenze.
²
Servizio di Emodialisi ospedale di Conegliano, Treviso.
³
Servizio Dialisi Assistenza Limitata Q.re, Quarto Cagnino Milano.
4
Segreteria e Tesoreria Filiale Italiana EDTNA-ERCA.
5
Centro Dialisi Assistenza Limitata USL 74 Milano.
6
Fresenius Medical Care, Cremona.
La
Filiale Italiana dell’EDTNA-ERCA ha organizzato uno studio epidemiologico
retrospettivo a carattere nazionale con lo scopo di raccogliere informazioni da
utilizzare per cercare di migliorare le misure preventive la diffusione
dell’infezione HCV in dialisi. Un questionario è stato inviato allo staff di
830 centri dialisi per raccogliere dati relativi al 1996. Sono riportati i dati
di prevalenza/incidenza dell’infezione HCV, test di monitoraggio (anticorpi,
viremia), percentuale di mortalità in base allo stato HCV, procedure d’igiene e
strategie adottate dai centri per prevenire la trasmissione dell’infezione.
Nonostante le raccomandazioni delle Organizzazioni Sanitarie Ufficiali, monitor
dedicati ed isolamento sono usati in molti centri; si conclude con le
raccomandazioni per i centri, particolarmente quelli ove è presente un’alta
prevalenza di pazienti antiHCV+.
Key Words:
infezione HCV, prevalenza,
incidenza, misure preventive,
precauzioni universali.
Biodata
Marco Lombardi lavora in Nefrologia e Dialisi dal 1983,
cominciando la sua attivita all’ospedale policlinico di Careggi a Firenze. Dal
1988 lavora nella divisione di Nefrologia
e Dialisi diretta dal Prof.Q.Maggiore all’ospedale S. Maria Annunziata a
Firenze. E’ autore di numerosi articoli sull’epatite C in dialisi.
Marco
Lombardi
UO
di Nefrologia e Dialisi
Ospedale
SM Annunziata
Antella,
Firenze
50011 - Italy
Tel. 055.2496225 (520-fax)
E-Mail:
lombardim@tin.it
Con l’introduzione nella pratica
clinica dei markers del virus dell’epatite C (anti-HCV) l’infezione HCV tra i
pazienti in dialisi ha acquisito grande rilevanza epidemiologica [1]. Nel 1993
in Europa -nei paesi del bacino del Mediterraneo- veniva segnalata [2] una
prevalenza media di positività anti-HCV del 17.7%; questa è risultata correlata
con la prevalenza media della popolazione generale ma nettamente più elevata. In
Italia, la prevalenza media anti-HCV varia nei centri dialisi dal 25 al 35%
[1]. Negli anni recenti, grazie all’introduzione nella pratica clinica
dell’eritropoietina e dell’obbligo di screening di donatori ed emoderivati,
tale fattore di rischio si è notevolmente ridotto. Comunquesia il dato che
pazienti emodializzati mai sottoposti a trasfusioni risultino anti-HCV positivi
sta ad indicare la possibilità di una diffusione intradialitica “inapparente”. A conferma di ciò è
l'osservazione, oramai comune, che la prevalenza di anti-HCV positività è
correlata con l’età dialitica [3], anche in assenza di pregresse trasfusioni
[4], e che la prevalenza negli emodializzati in ospedale è nettamente maggiore
che nei pazienti in dialisi domiciliare (sia emo che peritoneo) [5]. Nonostante
la recente osservazione di una progressiva e significativa riduzione
dell’incidenza di epatite C nei dializzati [1], il problema della trasmissione
dell’infezione in dialisi risulta ancora di grande importanza clinica ed
epidemiologica. Si è così aperto un ampio dibattito sulle misure necessarie da
adottare in dialisi [6,7], anche per il fatto che oggi non è ancora possibile
operare una prevenzione primaria mediante vaccino [3]. L’attuale stato di
recessione non lascia certo prevedere spazi economici tali da creare nuove
realtà contumaciali. La Filiale Italiana dell’EDTNA/ERCA ha organizzato
un’Indagine Epidemiologica Nazionale sull'Infezione da HCV nei Pazienti Uremici
in Terapia Sostitutiva per raccogliere dati utili ad implementare la prevenzione
della diffusione di questa malattia.
Metodi
A tutti i responsabili dei centri
dialisi è stato inviato un questionario costituito di due parti. Parte I inerente alla raccolta
dei dati sui pazienti, inviato a 588 centri dialisi di riferimento. Parte II inerente alla raccolta
dei dati sulle procedure in uso nei centri dialisi, inviato sia ai centri di
riferimento che ai loro 242 centri ad assistenza limitata o decentrata. Le
informazioni richieste erano relative al periodo gennaio-dicembre 1996 per la
valutazione dei seguenti dati:
I
risultati sono espressi come valori assoluti, media, moda e mediana, (range) e
percentuali. La percentuale di risposta al questionario è stata del 26% alla I parte e del 27% alla II parte. Alla I parte del questionario hanno risposto 153 centri dialisi
di riferimento e 75 CAL ad essi afferenti. Suddivisi per tipologia, 132 centri
(86%) erano pubblici e 21 (14%) privati; 34% nel Nord, 31% dal centro e 35%
sud/isole. All’inizio del periodo
d’osservazione (gennaio’96), in tali centri, erano in trattamento sostitutivo
9825 pazienti; di questi 2369 erano HCV+ con una prevalenza media del 24.1%
(range 0-73.3). Alla fine del periodo d’osservazione (dicembre’96) erano in
trattamento 10097 pazienti, 2274 dei quali HCV+ con una prevalenza media del
22.5% (0-72.7). Nella tabella I sono riportati i numeri assoluti e la
prevalenza di antiHCV positività suddivisi in base al tipo di trattamento e
nella tabella II in base all’area geografica. La dialisi domiciliare non verrà
di seguito analizzata singolarmente per l’esiguità del campione. La prevalenza
nei pazienti in trattamento ospedaliero (OSP) ad inizio/fine periodo di
osservazione, suddivisa in base al numero dei pazienti trattati nei centri è
riportata in tabella III: non è risultata alcuna relazione con il numero di
pazienti trattati nel centro. La figura 1 mostra invece la correlazione positiva esistente nei centri tra incidenza
d’infezione HCV e prevalenza antiHCV. Anche utilizzando come discriminante un
valore già utilizzato in letteratura [3], e prossimo alla prevalenza media
italiana (30%), nei centri con prevalenza > 30% l'incidenza è risultata
doppia rispetto ai centri con prevalenza £30%
(1.31 vs 0.65/1000) (Tab.IV).
Tutti i centri hanno affermato di
praticare lo screening antiHCV: centoquarantanove su 'tutti' i pazienti, tre solo in 'alcuni',
ed uno non ha risposto. In base ai protocolli dichiarati la maggior parte dei
centri praticava il test periodicamente
(44.5%), 1,3% solo all'inizio del trattamento, 1.3% occasionalmente e 52.9% ad altri intervalli. La frequenza media
con cui veniva eseguito il test antiHCV è stata 5 mesi (range 0-12, moda e
mediana 6); circa l’80% dei centri praticava lo screening con una frequenza
compresa tra 3 e 6 mesi (Tab.V). La motivazione prevalente per cui veniva
attuato il test è stato il movimento
delle transaminasi(44%). Il tipo di test antiHCV più utilizzato dai centri
dialisi nel 1996 è stato l'ELISA di III generazione (61.4%; 9.8% ELISA I, 17%
ELISA II e 7.2% altri test). Quarantasette centri hanno risposto al quesito
relativo alla fonte d’infezione per i pazienti che hanno sieroconvertito. Sono
state date specifiche per 59 eventi ritenuti responsabili delle
sieroconversioni (Tab. VI).
Il
23.2% dei centri ha eseguito la ricerca della viremia tramite polymerase chain
reaction su tutti i pazienti HCV+; il
51.0% dei centri non l’ha eseguita; il 23.8% ha praticato il test in
alcuni pazienti HCV+ per esigenze particolari (ad esempio per entrare in lista
di trapianto); il 2.0% dei centri non ha risposto. La prevalenza della viremia nei pazienti HCV+ testati è risultata
66.5% (433/661) (Fig. 4); quella dei pazienti HCV negativi è risultata 0.6% (1/163). Solo il 2.6% dei centri ha eseguito la ricerca dei genotipi in
tutti i pazienti positivi, contro l’83.0% dei centri che non l’ha eseguita; il
6.5% dei centri ha testato solo alcuni pazienti per esigenze particolari (ad
es. per valutare l’utilità della terapia con interferone); il 7.8% dei centri
non ha risposto. La distribuzione dei 104 test per il genotipo secondo la
classificazione di Simmonds (8) è stata: 2a (39.4%), 1b (22.1%), 1a (16.3%), 2c
(8.6%), 2b (3.8%), 4 (2.9%), 3a (0.96%), 5 (0.56%) e altri genotipi (4.8%).
Il questionario prevedeva la
segnalazione del numero di decessi nel periodo di osservazione. Sono occorsi
1149 decessi di cui 317 tra pazienti HCV+ (27.6%) e 832 tra pazienti HCV-
(72.4%). La mortalità fu perciò 11.2% nei pazienti HCV- e 13.4% in quelli HCV+.
Alla domanda se lo stato HCV abbia influenzato la scelta del tipo di
trattamento dialitico nei pazienti che hanno iniziato trattamento sostitutivo
nel periodo d’osservazione, hanno risposto: no il 59.5%, non hanno
risposto il 5.9%, si il 34.6%. Tra questi ultimi la scelta sarebbe caduta per
'monitor dedicati' nel 69.2% dei centri, e per la contumaciazione nel 30.8%. La
maggioranza dei centri (79.7%) ha dichiarato di non assumere precauzioni
particolari per i pazienti antiHCV negativi in lista di trapianto; solo il 17%
dei centri adotta qualche misura; il
3.3% non risponde.
Alla parte II del questionario hanno risposto 225 centri: 150
centri di riferimento ( 3 centri non hanno risposto alla parte I) e 75 CAL. La maggioranza dei centri attuava 2 turni
dialisi al giorno, (range 1-4, media 2.04, moda e mediana 2.0).
L’analisi delle procedure di sanitizzazione e delle altre precauzioni in uso nei centri dialisi è presentata in tabella VII. La maggior parte dei centri affermava di detergere le superfici esterne dei monitor ogni fine turno e non appena si verifica una contaminazione. Relativamente alla disincrostazione dei monitor, questa veniva effettuata dalla maggior parte dei centri (209 ovvero 92.9%); non la effettuavano 15 centri (6.7%) ed 1 centro non ha risposto. Nei centri dove tale procedura veniva eseguita la frequenza media era 3.1 giorni (0-90). Deve essere notato che in molti centri più precauzioni venivano adottate contemporaneamente.
La maggior parte dei centri (93%
n.=210) ha affermato di accettare pazienti ospiti; di questi il 97% richiede di
conoscere precedentemente lo stato HCV. Il 40% dei centri che non accetta
ospiti trova giustificazione nello stato di HCV positività. Il 70.3% dei centri
considerava e trattava i pazienti acuti dei quali non è conosciuto lo stato HCV
come pazienti potenzialmente positivi, il 29.7% no; 23 centri non rispondono.
Il questionario prevedeva anche di
valutare prevalenza e incidenza negli operatori di dialisi. La risposta dei
centri a queste domande è stata incompleta perchè a fronte della corretta
risposta sul numero degli operatori HCV positivi solo una minoranza dei centri
ha fornito sia il numero totale degli operatori che il numero delle
sieroconversioni. Pertanto è possibile solo l’analisi per centro, ma non il
calcolo della prevalenza. Comunque nei 189 centri hanno fornito risposta sono
risultati antiHCV positivi sessantuno operatori di soli 38 centri.
Relativamente alla incidenza nel periodo di osservazione sono occorse 9
sieroconversioni: 8 infermieri ed 1 medico. Gli infermieri che hanno
sieroconvertito appartenevano a 6 dei
43 centri che hanno dato una risposta completa; poichè in questi
prestavano servizio 540 infermieri HCV negativi l'incidenza è di 1.67%.
Rispetto ai medici solo 28 centri hanno risposto con completezza, in questi
prestavano servizio 150 medici, tra cui il medico che ha sieroconvertito:
incidenza 0.66%. Tra gli altri profili
professionali (ausiliari, tecnici, etc) non è stata segnalata alcuna
sieroconversione.
Sono stati segnalati 17 eventi
contaminanti: 14 punture d’ago (82%) in 6 centri, 2 schizzi su mucosa in 2
centri, ed uno su cute lesa in un centro.
Discussione
Prevalenza
antiHCV nei pazienti:
I
risultati di quest’indagine epidemiologica a carattere nazionale dimostrano che
la prevalenza nel campione analizzato si attesta, alla fine del 1996, intorno
al 22.5%, poco al di sopra della media Europea nel 1993 (17.7%) [9] ed in
accordo con una generale tendenza a ridursi. Infatti la prevalenza in Italia
era 35% nel 1992 [10], 26.8% nel 1993 [9] ed è risultata in questa indagine
24.1% all’inizio del 1996 e 22.5% alla fine dello stesso anno (Tab. I). Un
simile trend si nota anche dall’analisi per aree geografiche e per tipo di
dialisi, con l’eccezione della dialisi domiciliare (DOM), dove il campione però
è numericamente limitato. Escludendo quindi la dialisi DOM, come prevedibile,
la prevalenza è risultata più elevata tra i pazienti in emodialisi OSP.
Incidenza
antiHCV nei pazienti:
L’incidenza annuale di sieroconversione
0.83% è inferiore a quella riportata nel 1994 (1.9%) [2]. Anche per l’incidenza
il maggior tasso si è verificato tra i pazienti in dialisi OSP (0.86%) ed il
minore tra i pazienti in peritoneale (PD) (0.53%) (Tab.I), a conferma che
l’emodialisi OSP è quella che espone a maggior rischio. L’incidenza nei
pazienti in OSP pare infatti direttamente correlata alla prevalenza: nei centri
con prevalenza £20%
l'incidenza è ventitrè volte inferiore mentre non c’è relazione tra HCV+
positività ed il numero di pazienti trattati nel centro (Tab. III). Questo dato
supporta quanto ipotizzato dall’indagine EDTA’94 [2] e quanto riportato in una
recente indagine della Società Portoghese di Nefrologia [11]. L’incidenza è
risultata maggiore nell’Italia Centrale con 0.8%, senza variazioni
significative tra centri pubblici e privati.
Monitoraggio
antiHCV nei pazienti:
Viene eseguito da tutti i centri
dialisi con una frequenza media di 5
mesi e nel 97.4% dei centri su tutti i pazienti. Segna un ulteriore passo
avanti rispetto al 1992 quando in Italia solo il 93% dei centri testava la
maggior parte o tutti i pazienti (e la media europea si attestava al 71%) [10].
Poiché la maggior parte dei centri usa un test ELISA di buona sensibilità i
dati riportati non sono sottostimati come
avvenuto nel Report EDTA ’91 [10] che risultò inferiore a quello del
1992 (32.2 vs 35%) [12].
Fonte
d’infezione nelle sieroconversioni nei pazienti:
Resta oscura in oltre il 54% delle
sieroconversioni occorse nel 1996. Il 14% dei pazienti che hanno
sieroconvertito erano stati precedentemente trasfusi con emoderivati, il 12%
condivideva il monitor con pazienti HCV+ e l'8.5% aveva subito un intervento
chirurgico (Tab.VI).
Ricerca
della viremia e genotipizzazione nei pazienti:
Nel 1996 solo il 23% dei centri l’ha
eseguita su tutti i pazienti HCV+ ed un altro
24% l’ha praticata solamente su alcuni pazienti per esigenze
particolari. La genotipizzazione è disponibile solo per 77 test: predomina il
genotipo 2a seguito dall’1b e dall'1a. Il genotipo 1b quello predominante in
Europa, si associerebbe ad una maggior prevalenza di epatopatia, ad una minor
responsività al trattamento interferonico e sembra prevalere nei pazienti
infettati da lungo periodo [13]. Tale morbilità però contrasta con la storia
naturale che l'infezione mostra nel paziente in dialisi; una spiegazione di ciò
è stata da poco ipotizzata [14].
Mortalità
e cause di morte nei pazienti:
La percentuale di mortalità è risultata
inferiore nei pazienti HCV- che nei positivi (11.2 vs 13.4 %). La principale
causa di morte tra i pazienti HCV+ (il questionario non la richiedeva per i
negativi) è stata quella cardiovascolare (55.2%), dato in linea con la
percentuale Europea nel 1993 (52%) [9].
Precauzioni
adottate dai centri:
Lo stato HCV ha influenzato la scelta
del tipo di trattamento dialitico scegliendo 'monitor dedicati' nel 69%, e
'contumaciazione' nel 31% dei centri e generali precauzioni per contrastare la
diffusione dell’infezione il 93% dei centri. Tra questi hanno adottato la
contumacia 25%, monitor dedicati 56%, con o senza associazione di altre precauzioni
(rispetto delle precauzioni universali e/o materiale personalizzato etc.).
L'apparente discrepanza tra le risposte ai due quesiti può trovare una
spiegazione nel fatto che le domande erano poste rispettivamente nella
I e nella II parte del questionario
e che ad esse hanno risposto operatori diversi (medici alla I e infermieri alla
II). Per questi dati è comunque possibile un duplice confronto, con il Registro
Europeo-1993: ove nei centri italiani veniva utilizzata la contumacia nel 25% e
monitor dedicati nel 35%, ed in Europa rispettivamente 18 e 37% [9].
Incidenza,
prevalenza e tipo di contaminazione negli operatori:
Nei 43 centri che hanno risposto
correttamente si sono avute 8 sieroconversioni su 540 infermieri. Pur
considerando l'entità del campione è suggestivo rilevare che l'incidenza di
sieroconversione negli infermieri e doppia di quella dei pazienti: 1.67 vs
0.83%. Le contaminazioni più frequentemente occorse con pazienti C+ sono dovute
a puntura d’ago (n.=14) ovvero l'82% di tutte le contaminazioni segnalate.
Riteniamo importante far notare che queste sono occorse in 6 soli centri.
Durante l'anno di osservazione l'esposizione occupazionale relativamente alle
punture d'ago è stata di 0.68 ogni 1000 dialisi su pazienti HCV+.
Conclusioni
I risultati di questa indagine
epidemiologica sono incoraggianti. Infatti dimostrano che in Italia nel 1996
persiste la tendenza della riduzione della prevalenza antiHCV che peraltro è
sempre molto elevata e superiore alla media Europea. Anche l’incidenza si è
dimezzata rispetto al 1994 ed è maggiore tra i pazienti emodializzati nei
nosocomi. Purtroppo non è ancora possibile accertare la fonte d’infezione
nosocomiale in oltre il 50% dei pazienti dializzati che sieroconvertono. Questo
è indubbiamente un limite per poter stabilire quali siano le ulteriori
precauzioni necessarie a contenere la diffusione dell’infezione.
La ricerca della viremia mediante PCR
non era diffusa nel nostro paese nel 1996. Ciò deve essere ascritto alla
complessità e all’alto costo insito in tale metodica. Resta ancora un test
utilizzato a fini di ricerca o in casi particolari (trapianto, terapia
interferonica, etc). La prevalenza di viremia tra i pazienti HCV+ saggiati è
comunque elevata come riportato dalla maggior parte delle esperienze dei centri
italiani [15]. I dati raccolti confermano però un’elevata sensibilità e
specificità dei test di II e III generazione.
Noi crediamo che la riduzione della
prevalenza e dell'incidenza siano ascrivibili ad una maggior sensibilizzazione
e ad una sempre più attenta applicazione delle precauzioni universali da parte
del personale infermieristico oltrechè all'uso dell'eritropoietina e
all'utilizzo dello screening antiHCV. Ciò nonostante che la contumaciazione ed
i monitor dedicati siano precauzioni che nessun ente, organizzazione o
società, raccomanda, esse vengono
praticate o ritenute importanti in una percentuale insospettatamente elevata di
centri.
Ringraziamo
tutti gli infermieri e i medici che hanno reso possibile questa indagine
epidemiologica, dedicando una piccola, seppur preziosa, parte del loro tempo
alla raccolta dati e compilazione dei questionari loro inviati. Si ringrazia
inoltre Fresenius Medical Care per il cortese aiuto fornito nella distribuzione
del questionario ai centri dialisi.
Bibliografia
1. Morelli
C, Mosconi G. Infezioni HCV e dialisi. In Epatiti Virali in Nefrologia e
Dialisi. Science Adv Ed. Milano 1998, pp. 52-59.
2. Valderrabano
F, Berthoux FC, Jones EHP, et al. Report on management of renal failure in Europe, XXV, 1994. End stage
renal disease and dialysis report. Nephrology Dialysis and Transplantation. 1996;
11(S1): 2-21.
3. Lombardi
M, Cerrai T. Prevenzione della diffusione dell’HCV in emodialisi. Giornale
Italiano di Nefrologia 1996; 13: 419-21.
4.
McIntre PG, McCruden
EA, Dow BC, et al. Hepatitis C virus
infection in renal dialysis patients in Glasgow. Nephrology Dialysis and
Transplantation 1994; 9: 291-95.
5.
Sampietro M, Badalamenti S, Graziani G.
Nosocomial hepatitis C in dialysis units. Nephron 1996; 74: 251-60.
6. Update: universal precautions for prevention of
transmission of HIV, HBV, and others blood-borne pathogens in health-care
settings. JAMA 1988; 260: 462-5.
7. Petrosillo
N, Gilli P, Ippolito G, et al. Raccomandazioni per il controllo dell'infezione
da HCV in dialisi. Giornale Italiano di Nefrologia 1995;12: 291-8.
8.
Simmonds P,
Alberti A, Alter HG, et al. A proposed system for the nomenclature of hepatitis
C virus genotypes. Hepatology 1994; 19: 1321-4.
9.
Valderrabano F,
Jones EPH, Mallick NP. Report on management of renal failure in Europe, XXIV,
1993. Nephrology Dialysis and Transplantation. 1995; 10(S5): 1-25.
10.Geerlings W, Tufveson G, Ehrich JHH, et al. Report on management of renal failure in Europe,
XXIII. Nephrology Dialysis and Transplantation 1994; 9(S1): 6-25.
11.Pinto dos Santos J,
Loureiro A, Cendoroglo Neto M, Pereira BJG. Impact of dialysis room and reuse strategies on the
incidence of hepatitis C virus infection in hemodialysis units. Nephrology
Dialysis and Transplantation 1996; 11: 2017-22.
12.Raine AEG, Margreiter R, Brunner FP, et al. Report on management of
renal failure in Europe, XXII, 1991. Nephrology Dialysis and Transplantation
1992; 7(S4): 7-35.
13.Nousbaum J, Pol, Nalpas B, et al. Hepatitis C virus type 1b (II) infection in France and Italy. Annals of
Internal Medicine 1995; 122: 161-8.
14.Graziani
G, Badalamenti S, Sampietro M, et al. Produzione endogena di a-interferone
(aIFN)
durante emodialisi (ED) in pazienti HCV positivi. Giornale Italiano di
Nefrologia 1998; 15(S-10): 52.
15.Lombardi
M, Dattolo P, Pizzarelli F, et al. Prevalenza e significato clinico della
viremia C nei pazienti in emodialisi. Giornale Italiano di Nefrologia 1994; 11:
271-7.
Tab. I - Prevalenza per tipo di dialisi all'inizio (1/96) ed alla fine (12/96) del periodo di osservazione (1/96). | ||||||||
Tot. | Tipo di dialisi | Tipo di Centro | ||||||
Gen.1996 | OSP | CAL | DOM | PD | Pubblico | Privato | ||
Pazienti | 9825 | 6722 | 1982 | 84 | 1037 | 9057 | 768 | |
HCV+ | 2369 | 1830 | 423 | 15 | 101 | |||
HCV- | 7456 | 4892 | 1559 | 69 | 936 | |||
Prevalenza | 24,1 | 27,2 | 21,3 | 17,8 | 9,7 | 24 | 25 | |
Dic.1996 | ||||||||
Pazienti | 10097 | 6838 | 2092 | 67 | 1100 | 9331 | 766 | |
HCV+ | 2274 | 1739 | 418 | 19 | 98 | |||
HCV- | 7823 | 5099 | 1674 | 48 | 1002 | |||
Prevalenza | 22,5 | 25,4 | 19,9 | 28,3 | 8,9 | 22,5 | 23,4 | |
Sieroconvers. | ||||||||
Numero | 62 | 42 | 13 | 2 | 5 | 57 | 5 | |
Incidenza | 0,83 | 0,86 | 0,83 | - | 0,53 | 0,83 | 0,87 |
Tab. II - Prevalenza ed incidenza in rapporto alla distribuzione geografica dei centri dialisi | |||||||
Tot | Nord | Centro | Sud/Isole | ||||
Gen. 1996 | |||||||
n°paz.1/96 | 9825 | 4946 | 2494 | 2385 | |||
Prevalenza | 24,1 | 22 | 25,7 | 26,7 | |||
Dic.1996 | |||||||
n°paz.1/96 | 10097 | 5143 | 2542 | 2412 | |||
Prevalenza | 22,5 | 20,2 | 20,8 | 22,4 | |||
Sieroconv. | |||||||
n° | 62 | 32 | 20 | 10 | |||
Incidenza | 0,83 | 0,65 | 0,8 | 0,42 |
Tab. III - Prevalenza in rapporto al numero dei pazienti per centro | |||||
Totale | <20 | 20-39 | 40-59 | >59 | |
Prevalenza 1/96 | 27,2 | 26,3 | 35 | 28,5 | 26,8 |
Prevalenza 12/96 | 25,4 | 29,8 | 25,3 | 28,4 | 24 |
Tab. IV - Incidenza discriminata in rapporto ad un valore di prevalenza di antiHCV positività | |||||||
Prossimo alla media nazionale nei Centri ospedalieri | |||||||
Prevalenza anti HCV | <= 30% | > 30% | |||||
Incidenza | 0,65 | 1,31 |
Tab. V - Periodicità dei controlli sierologici (test antiHCV) nei centri dialisi | ||||||
Frequenza | n° centri | % | ||||
< 3 mesi | 17 | 11,1 | ||||
>3 < 6 mesi | 52 | 34 | ||||
ogni 6 mesi | 69 | 45,1 | ||||
>6 =12 mesi | 12 | 7,8 | ||||
Non rispondono | 3 | 2 | ||||
Tab. VI - Fonte d’infezione presunta nei pazienti che hanno sieroconvertito | ||||||
Fonte d’infezione | n° | % | ||||
Nessuna fonte accertata | 32 | 54,2 | ||||
Trasfusione di emoderivato | 8 | 13,6 | ||||
Monitor condiviso da pz.HCV+ | 7 | 11,9 | ||||
Altre | 3 | 5,1 | ||||
Interventi chirurgici | 5 | 8,5 | ||||
Dialisi accanto a pz HCV+ | 3 | 5,1 | ||||
Comportamento a rischio | 1 | 1,7 | ||||
Cure dentali, trapianto | 0 | 0 | ||||
Tab. VII - Procedure e protocolli per la prevenzione dell’infezione | ||
Precauzione | n° centri | % |
Circuiti idraulici: dopo ogni sessione | ||
Lavaggio e disinfezione dei circuiti idraulici | 204 | 90,6 |
Lavaggio dei circuiti idraulici con acqua | 15 | 6,7 |
Altre procedure | 6 | 2,7 |
Circuiti idraulici: solo a fine giornata | ||
Nessuna risposta | 120 | 53,3 |
Lavaggio e disinfezione dei circuiti idraulici | 99 | 44 |
Lavaggio dei circuiti idraulici con acqua | 2 | 0,8 |
Altre procedure | 3 | 1,3 |
Nessuna procedura | 1 | 0,4 |
Lavaggio delle superfici esterne dei monitor | ||
Ogni fine turno e ad ogni contaminazione | 154 | 68,4 |
Ogni fine turno | 56 | 24,9 |
Ogni fine giornata | 11 | 4,9 |
Altre | 4 | 1,8 |
Altre precauzioni | ||
Isolamento dei pz HCV+ | 57 | 25,3 |
Monitor dedicati in aree definite per i pz HCV+ | 45 | 20 |
Monitor dedicati per i pz HCV+ | 80 | 35,6 |
Rispetto di tutte le precauzioni universali | 127 | 56,4 |
Rispetto di parte delle precauzioni universali | 44 | 19,6 |
Uso di materiale per dialisi personalizzato | 92 | 40,9 |
Nessuna | 5 | 2,2 |
Altre | 16 | 7,1 |