Area Qualita' |
LA GESTIONE PER
PROCESSI IN AMBITO SANITARIO
Francesca Gori - Ufficio Qualità ed
Accreditamento ASL n°1 dell’Umbria
L’ottica di processo è uno degli elementi
caratterizzanti la nuova versione delle norme ISO 9000:2000 e l’ “approccio per processi” è il concetto base
per il sistema di gestione della qualità.
Il processo non è qualcosa di tecnico e freddo,
fatto di procedure, attrezzature, flussi di attività, tecniche. Il processo ha
“vita” in quanto è gestito da persone, ha origine, nella sua globalità da un
mix di persone e metodologie, in cui le attrezzature sono uno strumento al
servizio delle persone.
L’applicazione di tale approccio all’interno di una
organizzazione sanitaria complessa, consente l’individuazione e quindi la
necessità di governo, di processi gestionali e di processi sanitari.
Tale principio favorisce la visione globale
all’organizzazione aziendale, rappresentandola attraverso un insieme di
processi tra loro interconnessi (manageriali, clinici, infermieristici,
amministrativi) in cui il paziente/utente è coinvolto.
Infatti è bene evidenziare che ciò che il
paziente/utente percepisce ha origine direttamente dai processi e sono
indirettamente dalle singole funzioni.
Tradizionalmente le gestioni e i miglioramenti sono
stati affrontati per funzioni, ma si genera valore attraverso i processi, e non
mediante le funzioni (sono i processi a creare valore).
Ragionare pertanto nella logica dei processi
significa innanzitutto comprendere che, ai fini dell'efficacia del SGQ e del
miglioramento, non ha senso ottimizzare le funzioni aziendali in quanto tali.
Una analisi delle norme Iso 9000:2000, consente di
leggere i principi di Gestione della Qualità
come un "sistema" ispirato a una strategia di tipo unitario, di cui
l'approccio per processi rappresenta la chiave interpretativa . In particolare,
la relazione sussistente fra approccio per processi /approccio sistemico/miglioramento
continuo, sintetizzata nel ciclo PDCA, è riconducibile ai meccanismi basati sul
concetto di retroazione.
Nell'ambito di un SGQ il ciclo PDCA rappresenta
peraltro un ciclo dinamico che può essere applicato sia al singolo processo,
inteso come sottosistema, sia alla rete di processi in quanto tale, intesa
quale macrosistema aziendale. Il ciclo è strettamente associato con la pianificazione,
l'attuazione, il controllo ed il miglioramento continuo dei processi
realizzativi e di quelli relativi al SGQ. Esso si applica sia ai processi
strategici di alto livello (come per la pianificazione del SGQ, o per i riesami
della direzione), sia alle più semplici attività operative connesse ai processi
realizzativi.
E' altresì evidente il nesso logico funzionale fra i
principi: "coinvolgimento del personale (e relative azioni di
empowerment)" / "approccio sistemico" / "approccio per
processi" /"leadership" /; l'attribuzione, ai process owners
(responsabili di processo) della responsabilità di conseguire specifici
obiettivi per il proprio processo, misurabili sia in termini di qualità erogata
(monitoraggio e misurazione delle prestazioni del processo), sia in termini di
qualità percepita (da parte del "cliente interno"), fa sì che la
gestione per la qualità dell'organizzazione sia focalizzata soprattutto sulle
interazioni fra i processi; proprio tale scenario riproduce il classico modello
di sistema, inteso come insieme di elementi strutturalmente interconnessi allo scopo
di realizzare, mediante la rete delle reciproche relazioni funzionali, la
realizzazione di un fine.
In altri termini, laddove l'approccio funzionale
attribuisce alla direzione un compito di indirizzo e sorveglianza della
conformità di ciascuno degli elementi dell'organizzazione, rispetto alle regole
stabilite, (dal cliente, dall'azienda, dal quadro normativo), l'approccio per processi
consente alla direzione di focalizzare la propria attenzione sull'orchestrazione
e al riesame del sistema e dei processi del sistema.
La necessità di questo spostamento dell'asse, dal
versante dell'autorità a quello dell'autorevolezza, trova ulteriore
rappresentazione nel principio della "leadership".
Definizioni
E' opportuno mettere ordine nella discussione sui
processi, a partire dalle definizioni, fornite dalla letteratura, che
identificano il processo:
• Un processo è un insieme di attività che trasformano input in
output che hanno valore per i clienti (esterni/interni)
• Un processo è una sequenza di attività correlate e finalizzate a
uno specifico risultato finale; le attività sono ripetitive, con valore
aggiunto, con apporto di risorse umane ed eventualmente anche informatiche.
• Un output di processo presenta maggior valore se esso dimostra
maggior qualità e/o miglior capacità di servizio (valutabile dal cliente del
processo) e se avviene con minori tempi e costi
• Un processo viene in genere individuato attraverso un diagramma di
flusso, che individua il suo percorso e le sue attività, lungo le funzioni
attraversate.
• I processi primari sono i processi aziendali a maggior impatto sui
risultati di business dell'azienda; sono spesso caratteristici del settore in
cui l'azienda opera, creano un valore riconosciuto dal cliente e sono in genere
critici per ottenere successo.
• I processi di supporto sono quei processi necessari per la
gestione aziendale, che non apportano valore aggiunto sul prodotto/servizio
riconoscibile dal cliente.
In generale:
PROCESSI PRIMARI:
quelli a maggiore impatto sul business dell'azienda
caratteristici del settore in cui opera creano valore per il cliente sono
critici per avere successo
PROCESSI DI SUPPORTO:
tutti quelli che si devono svolgere per garantire
l'operatività, l'efficienza e l'efficacia dei processi primari e per poter
gestire l'azienda
PROCESSI DI BUSINESS:
quelli che hanno maggiore impatto sul risultato
operativo e strategico dell'azienda (sempre o in un particolare momento)
PROCESSI CRITICI:
quelli che sono svolti con qualità insoddisfacente
PROCESSI PRIORITARI:
processi critici ad alto impatto sul risultato del
business. (possono anche non essere primari o di business)
La gestione per processi
L'approccio per processi prevede, in generale, i seguenti
principali livelli di intervento:
• Il livello degli interventi riorganizzativi (Business Process
Reengineering)
• Il livello della gestione operativa (gestione per processi -
process owner)
• Il livello della gestione routinaria del miglioramento (cliente
interno - day to day management)
La norma ISO 9001:2000, promuove, in particolare,
l'adozione di una gestione per processi come modalità operativa specifica del
modello di Qualità Totale e sollecita l'attuazione di modalità graduali per il
miglioramento, tali da non incidere in termini drastici sull'organizzazione del
sistema aziendale: dunque, l'applicazione di questa modalità operativa può
essere estesa a tutti i casi in cui non si ritiene opportuno intervenire
sull'assetto organizzativo dell'azienda
La gestione per processi consente di individuare i
processi su cui intervenire e opera poi in modo strutturato per il
miglioramento degli stessi, senza modificare l'organigramma aziendale (a
livello macro). L'unica, ma importante, variazione organizzativa, è costituita,
come si è detto, dalla creazione dei responsabili dei processi, i process
owner.
Nell'approccio per processi si utilizza la regola
fornitore-cliente (Day to Day Management) o Daily Routine Work (DRW). In base a
tale regola, ogni funzione aziendale coinvolta nel processo deve conoscere,
comprendere e soddisfare i bisogni del "cliente" (la funzione che segue),
nel flusso delle attività che è l'utilizzatore dell'output dell'attività
considerata). Il responsabile di ciascuna attività è il manager della propria
sotto-organizzazione, ed è il responsabile della realizzazione dei
corrispondenti obiettivi (dettati dalle aspettative del cliente interno).
Questa condizione fa sì che il sistema sia regolato
dal meccanismo delle aspettative interne, rendendo meno necessaria una
direzione di tipo verticistico.
Il process owner governerà le relazioni funzionali
fra gli enti che intervengono nel processo.
L'alta direzione sarà responsabile di definire
l'architettura del sistema, e la forma dell'organizzazione, individuare le
strategie di risposta al “cliente” esterno, attribuire le responsabilità
gestionali.
Il tal modo:
1. il principio funzionale dell'organizzazione non
risiederà più nella somma delle sue parti, singolarmente e separatamente, ma
nel sistema delle relazioni fra gli funzioni, intese come attività correlate
nel processo che è nelle mani del process owner, nonché autoregolate dalla
logica della catena interna di fornitura (le procedure di gestione assumono maggiore
peso che nel passato, rispetto alla procedure di realizzazione).
2. La condizione di efficacia non consisterà più
nella sola conformità alle regole superiori, ma, soprattutto, nella gestione
migliorativa delle contingenze quotidiane (pdca cycle), al livello di ciascuna interfaccia fornitore-cliente.
Elementi di un processo
Vi sono sei elementi che concorrono
all'identificazione e alla descrizione di un processo aziendale:
• l'output
• le attività (o fasi)
• gli input
• le risorse
• le interdipendenze tra attività
• i metodi di gestione
OUTPUT
E' definito a partire dalle esigenze del cliente sia
esso esterno (il cliente vero e proprio), sia esso interno (un altro processo
aziendale). L'identificazione dell'output richiede anche la definizione delle
prestazioni ad esso associate, in termini di costi, caratteristiche
quantitative e tempi di consegna o sviluppo.
FASI
Attività e decisioni che interagendo tra loro
consentono la realizzazione dell'output
INPUT
Fattori fisici e informativi acquistati all'esterno
o da altri processi aziendali, che sono necessari all'avvio delle fasi del
processo
RISORSE
Insieme di capacità umane e tecnologiche necessarie
per svolgere le attività e prendere decisioni in modo efficiente.
L'identificazione delle risorse richiede anche la definizione dei ruoli e del
potere decisionali dei diversi attori
INTERDIPENDENZE
Legami logici e di precedenza che esistono fra le
fasi di un processo ed, eventualmente, con altri processi. Possono essere:
• sequenziali, se una fase produce un output intermedio che è un
input necessario ad un'altra fase (a valle)
• reciproche, se due fasi producono output che costituiscono input
reciprocamente necessari
• generiche, se due fasi pur non essendo interrelate in teoria, di
fatto interagiscono, ad esempio perché condividono le stesse risorse.
Principi-chiave della gestione per processi
1. La direzione per Politiche (Management by Policy
- MbP)
2. La gestione del "giorno per giorno"
(Day to Day Management)
La Direzione per Politiche rappresenta l'evoluzione dei preesistenti sistemi di
Management per Obiettivi. Il MbP in particolare costituisce la sintesi fra MbO
e i nuovi approcci di gestione operativa, sviluppati in senso imprenditoriale.
Il MbP si basa sull'individuazione di un numero limitato di obiettivi
prioritari e sul presidio della loro gestione operativa. Il MbO consisteva nell'assegnazione
di obiettivi ai manager, per una successiva valutazione delle prestazioni e per
la conseguente gestione del sistema di riconoscimenti.
Il MbP deriva dalla necessità di coniugare
l'approccio giapponese del miglioramento continuo (kaizen), caratterizzato da
un forte coinvolgimento del personale, con la direzione per obiettivi, propria
della cultura occidentale, nella quale invece non vi era un significativo coinvolgimento
di tutta l'azienda. (MBP = Kaizen + MBO).
Principali caratteristiche del MBP sono:
• Collegamento diretto al piano strategico e al business plan
• focalizzazione su poche priorità fondamentali, con importanti
obiettivi
• individuazione contestuale degli obiettivi e dei modi per raggiungerli
(il "come" più importante del "quanto")
• la forte integrazione del processo interfunzionale e la sua forte
finalizzazione al risultato
• sinergia dei processi top-down e bottom up
• continua e sistematica gestione del processo, finalizzato al raggiungimento
degli obiettivi.
• applicazione rigorosa del metodo PDCA (metodologia di base per lo
sviluppo del miglioramento)
• enfasi sulle relazioni causa/effetto
• audit diretti da parte del top management.
Dal punto di vista operativo, il MBP utilizza la
metodologia del Policy Deployment, basata su di una cascata di punti di
controllo (control point) e punti di verifica (check item), secondo una logica
gerarchica di relazioni cause/effetto.
Nel MbP si distinguono tre livelli di attuazione:
• La politica di lungo termine
• La politica annuale
• La campagna
La politica di lungo termine riguarda
l'esplicitazione di un insieme di valori e di principi per orientare i piani
strategici, i business plan e tutte le attività fondamentali dell'azienda, per
un certo numero di anni. I contenuti sono delle seguenti tipologie:
- principi strategici orientati alla Qualità Totale
- principi per i rapporti con i clienti/mercato
- principi per i rapporti con i fornitori
- principi per i rapporti con i dipendenti
- principi culturali e organizzativi
- principi di riferimento per lo sviluppo dei principali processi di
business.
.
La Politica Annuale è l'insieme articolato
(deployment) di obiettivi (il "che cosa") e di linee guida/azioni (il
"come") che orientano i processi gestionali e le attività di
miglioramento verso gli obiettivi del business plan/piano strategico.
La Campagna mira a finalizzare su linee guida comuni
tutte le attività di miglioramento dell'azienda nelle aree o nelle persone non
raggiunte direttamente dal deployment delle politiche operative.
Nel MbP riveste particolare importanza il
"come", rispetto al "quanto".
Il Day to Day Management consiste nella gestione organizzata del processo di
miglioramento continuo (di tipo bottom up) dell'azienda, attraverso un forte
orientamento al cliente interno (perseguendo, cioè miglioramenti "lungo i
processi"). Tale processo di miglioramento deve rappresentare un fatto
sistematico.
L'individuazione dei processi prioritari
Sintetizzando, la metodologia della gestione per processi
è basata sui seguenti principi:
• Focalizzazione sui processi visti come catene di fornitori e
clienti
• Allineamento continuo ai bisogni dei clienti
• La necessità di mantenere sotto controllo le prestazioni del
processo e le modalità con cui esso si svolge
• Interventi guidati da scelte per priorità.
In relazione a quest'ultimo punto, l'organizzazione
dovrà, in particolare:
• scegliere i processi su cui prioritariamente intervenire
• studiare e attuare i cambiamenti nei processi scelti
• gestirli nel tempo per mantenere le prestazioni.
La scelta dei processi su cui intervenire deve
essere strettamente connessa agli obiettivi strategici che l'organizzazione
intende ottenere e alle prestazioni attuali dei processi, soprattutto in
rapporto ai competitors.
Questa attività dovrebbe essere sviluppata
attraverso riunioni, tali da coinvolgere il management e i responsabili delle
principali funzioni aziendali, durante le quali sia individuato il collegamento
fra gli obiettivi strategici (in genere predefiniti) di medio periodo e i
processi interni maggiormente coinvolti nel loro raggiungimento.
Le fasi del processo di individuazione dei processi
primari possono essere così sintetizzate:
1. Definizione degli Obiettivi strategici di
riferimento, espressi in forma quantitativa (a questo proposito, la Iso
9001:2000 prescrive che la Politica per la Qualità preveda un quadro
strutturale per definire e riesaminare gli obiettivi per la qualità).
2. Ricerca dei fattori chiave, ovvero di quei
fattori che, all'interno dell'organizzazione, consentono di raggiungere gli
obiettivi strategici. I fattori chiave dovrebbero essere classificati secondo
un ordine di priorità, attribuendo loro dei fattori di ponderazione o delle
percentuali di peso: questa graduazione può essere agevolata dalle analisi di
customer satisfaction e di benchmarking.
3. Ricerca dei processi interni correlati ai fattori
chiave:
• elencando tutti i processi interni
• individuando per ogni fattore chiave quali siano i processi ad
esso correlati. In questa fase, è necessario evitare che l'elenco contenga
processi di diverso livello gerarchico. La compresenza di macroprocessi e
processi di livello inferiore potrebbe pregiudicare infatti l'utilità
dell'elenco a fini gestionali.
4. Costruzione della matrice di correlazione
processi/fattori chiave. E' opportuno, nella matrice, distinguere le
correlazioni in base alla loro intensità (correlazione forte/debole/nulla).
5. Costruzione della matrice di correlazione B/Q,
per identificare l'area di massima criticità, dove si collocano i processi ad
elevato impatto sul business e con qualità insoddisfacente.
Questi sono i processi su cui occorrerà
prioritariamente intervenire.
Mappatura del processo
Alle predette attività di analisi, che riguardano
soprattutto le relazioni del processo con l'esterno, deve associarsi un'analisi
degli aspetti intrinseci del processo, mediante la rilevazione della situazione
esistente.
Tale rilevazione può consistere nella descrizione
sequenziale e dettagliata delle fasi del processo (mappatura del processo). Gli
strumenti utilizzabili per questo scopo sono:
• la simbologia ASME
• il diagramma di flusso
• il diagramma di flusso interfunzionale.
Scomposizione in sottoprocessi e
individuazione delle opportunità di miglioramento
Dal momento che un processo è composto di numerose
fasi o attività, diverse fra loro nel condizionare l'efficacia e l'efficienza
del processo di appartenenza, occorrerà commisurare l'intervento migliorativo
nel punto più adeguato.
Pertanto, il processo andrà scomposto in parti
significative e omogenee, la cui valutazione di criticità servirà a indicare il
tipo di intervento da eseguire.
La metodologia da impiegare è la stessa impiegata
per l'individuazione dei processi prioritari (matrice di correlazione sottoprocessi/fattori
chiave del processo)
Quello che ne deriva è una "matrice delle
modalità/opportunità di intervento":
Scelta delle modalità di miglioramento:
1. REENGINEERING
Per i sottoprocessi caratterizzati da una elevata
criticità e da una bassa qualità prestazionale, che pertanto richiedono un
radicale REENGINEERING.
La riprogettazione può avvenire secondo due modalità
alternative: il Business Process Reengineering (BPR), che prevede un
riazzeramento dei processi, per la loro completa ridefinizione, oppure una
riprogettazione basata sullo stato attuale del processo.
2. Miglioramento BREAKTHROUGHT:
Per i sottoprocessi che impattano, anche se in
misura non critica, sul risultato, e con scarsa qualità prestazionale. Tali
processi richiedono drastici miglioramenti.
3. Miglioramento Continuo:
Per i sottoprocessi con elevato impatto sul
processo, e con elevata qualità prestazionale. Per tali sottoprocessi si
impongono interventi finalizzati a mantenere elevato anche in futuro, il
livello prestazionale. Occorre, in altre parole, instaurare una dinamica di miglioramento
progressivo, a piccoli passi. Il miglioramento continuo è uno dei punti di
forza dell'approccio "Qualità Totale", secondo il quale esso deve
perseguito attraverso la metodologia del Daily Routine Work (DRW): i
sottoprocessi vengono visti come una sequenza di attività interrelate, ordinate
lungo la catena interna cliente-fornitore. Questa configurazione non richiede
modifiche o adattamenti. Si tratterà invece, semplicemente, di perseguire
l'incremento della soddisfazione del cliente interno.
Il meccanismo interno cliente-fornitore, peraltro, è
tale da generare l'automatico riallineamento del processo rispetto
all'evolversi delle esigenze del cliente esterno
4. Mantenimento
Per i sottoprocessi con scarso impatto sugli
obiettivi del processo ed elevata qualità delle prestazioni. Anche in questo
caso, viene richiesto solo di mantenere le attuali prestazioni e garantirne,
nel tempo, l'adeguamento al variare delle aspettative Questi sottoprocessi potranno
perciò anch'essi essere presidiati con la logica del Daily Routine Work
L'analisi dei processi
L'analisi della catena interna
Fornitore-Cliente.
Si è accennato a come, secondo l'approccio Total
Quality, i processi migliorativi vadano perseguiti mediante la valorizzazione
delle dinamiche fornitore-cliente, riconoscibili all'interno di ogni
organizzazione. La metodologia proposta, nota come Daily Routine Work o "Day
to Day Management", si basa sulla ricerca sistematica, da parte di ogni
funzione aziendale, della soddisfazione delle aspettative del proprio
"cliente interno", rappresentato dall'ente a valle, in applicazione
della logica di customer satisfaction classicamente applicata nei confronto del
destinatario esterno di un prodotto/servizio.
Ogni funzione aziendale dovrà pertanto essere
identificato come un processo, che riceve input e, attraverso opportune
attività di trasformazione, produce un output "a valore aggiunto" per
il destinatario.
Nella pratica, individuato un processo
interfunzionale che si intende gestire per il miglioramento, occorrerà definire
le singole attività che lo compongono e valutarne la criticità, in modo da
stabilire la scala di priorità che dovrà essere rispettata nell'effettuazione dell'intervento
migliorativo. L'attività maggiormente critica verrà qualificata, per le
finalità dell'intervento, essa stessa come un processo.
L'identificazione delle finalità: andrà costruita la flow
chart del processo, non necessariamente dettagliata, ma comunque tale da evidenziare le
interazioni del processo con le altre funzioni.
La logica e il fine delle interazioni dovranno
essere valutati, a fronte delle finalità complessive del macroprocesso
aziendale
Il processo in esame dovrà essere valutato in
relazione alle sue finalità, che pertanto andranno esplicitate in modo chiaro e
sintetico (a cosa serve il processo?), ponendo l'enfasi sul valore dell'output
per il cliente interno.
L'identificazione del cliente interno
A chi è indirizzato l'output di processo?
Quali sono le esigenze del cliente interno?
A queste domande occorrerà dare una risposta,
attraverso il coinvolgimento delle funzioni aziendali posti a valle del
processo considerato, e i cui responsabili saranno intervistati, per conoscere
le loro aspettative. Si potrà, eventualmente, gerarchizzare in ordine di
importanza tali aspettative.
L'identificazione degli indicatori di
qualità/degli obiettivi/dei limiti di controllo.
La fase successiva consiste nell'individuare
opportuni indicatori attraverso i quali possa misurarsi la qualità dell'output.
Tali indicatori dovranno essere scelti in modo da risultare rappresentativi per
il destinatario, cioè in grado di corrispondere a caratteristiche dell'output effettivamente
rilevanti per il cliente interno, e valutabili in termini quantitativi.
Le caratteristiche dovranno perciò preliminarmente
essere, a loro volta, definite, e classificate in relazione alla loro
criticità, per il soddisfacimento del fabbisogno espresso dalla funzione aziendale
destinato a ricevere l'output del processo in esame.
Dovranno risultare altresì definiti gli obiettivi e
gli intervalli di accettabilità per tali caratteristiche .
Solo a questo punto sarà possibile identificare i
sopraddetti indicatori, intesi quali evidenze rappresentative del grado di
corrispondenza delle caratteristiche dell'output, rispetto ai parametri di
accettabilità stabiliti.
Nella rilevazione dei dati di output, potrà essere
valutata l'opportunità di applicare modalità di tipo statistico per la
rilevazione delle situazioni fuori controllo e per l'identificazione delle situazioni
che suggeriscono l'attuazione di azioni preventive o correttive.
Ai punti di controllo, distribuiti, lungo il
processo, e allocati in corrispondenza delle azioni (output intermedi) che
hanno determinato l'inaccettabilità dell'output, dovranno essere associati
valori di riferimento (specifiche quantitative), quali condizioni per il raggiungimento
di un output finale di processo, accettabile per il cliente interno.
Le attività sopraelencate dovranno essere
opportunamente procedurate, attraverso la definizione delle modalità e delle
responsabilità per la raccolta, la rappresentazione e l'analisi dei dati.
La procedura risultante dovrà essere applicata in
modo sistematico, previo opportuno addestramento specifico del personale che opera
all'interno del processo, il cui coinvolgimento dovrà essere riguardato come
una condizione essenziale per la sua efficacia.
Una volta definite e applicate le attività del DRW,
occorrerà valutare i risultati, a fronte degli obiettivi stabiliti, e assumere
le azioni conseguenti. Ciò potrà essere fatto attraverso le seguenti fasi:
• Valutazione degli indicatori di qualità dell'output, a fronte
degli obiettivi e dei limiti di
accettabilità stabiliti
• Valutazione degli indicatori di qualità del processo, a fronte
degli obiettivi e dei limiti di
accettabilità stabiliti
• Valutazione delle opportunità/necessità di intervento
correttivo/migliorativo
• Definizione degli interventi.
Gli interventi migliorativi andranno quindi
condotti, in forma sperimentale. In caso di esito positivo, le azioni
correttive potranno essere codificate, quale elemento stabile del processo, in modo
da garantirne, successivamente, l'applicazione sistematica.
Rispetto al modello "Quality Assurance",
il nuovo approccio gestionale imposto dalla Visione ISO 9000:2000, richiede, da
parte delle organizzazioni, un approccio proattivo, costruttivo, nel quale il
miglioramento rappresenta un requisito, e non più soltanto l'auspicabile
conseguenza di una corretta applicazione di un sistema di prescrizioni.
I principali elementi di tale meccanismo, del quale
la Gestione per la Qualità rappresenta un aspetto costitutivo essenziale, sono
i seguenti:
- la definizione dell'orientamento strategico di fondo correlato al
sistema di idee dominante nell'azienda.
- l'esplicitazione della mission
- l'esplorazione dell'ambiente, mediante ricerca e acquisizione dei
dati, per identificare eventi o questioni significativi ai fini della
definizione delle strategie dell'impresa
- la definizione delle strategie, inclusa la definizione del
mercato, la sua segmentazione, la scelta del mercato obiettivo, il
posizionamento, la definizione delle caratteristiche generali (es.: tipologia e
grado qualitativo) del prodotto/servizio che occorrerà offrire per garantire il
soddisfacimento delle aspettative
- La definizione del sistema di gestione dell'organizzazione (Sistema per
stabilire politica e obiettivi e per conseguire tali obiettivi - UNI EN ISO
9000:2000),
tale da comprendere i sottosistemi di gestione finanziaria, ambientale, per la
sicurezza, per la qualità, ecc. dove la definizione del Sistema di GQ, ovvero la
definizione di un sistema di attività coordinate per il governo dell'organizzazione
stessa, in materia di qualità, che imporrà all'organizzazione di:
• individuare e formalizzare la politica per conseguire, mantenere e
migliorare la capacità dell'organizzazione nel proporre beni e/o servizi di
livello qualitativo stabilito (politica per la qualità)
• individuare il/i macroprocesso/i aziendale/i necessario/i per la
realizzazione del prodotto/servizio
• individuazione dei processi realizzativi e di supporto
• individuazione delle interazioni fra i processi
• individuazione degli obiettivi per la qualità (specifici traguardi
da conseguire per ciascuno degli aspetti determinanti ai fini della
realizzazione della politica per la qualità: qualità delle risorse, qualità dei
processi, qualità dei prodotti), ai diversi livelli dell'organizzazione.
Le tecniche di analisi, gestione della
progettazione e governo dei processi, a supporto della realizzazione del
prodotto/servizio e del miglioramento del sistema di gestione per la qualita'
Per garantire un'attuazione efficace ed efficiente
del SGQ, basata sulla razionalità del processo decisionale, è necessaria la
conoscenza di alcuni fondamentali strumenti, che saranno utilizzati in
relazione al loro grado di applicabilità, negli specifici contesti aziendali.
Molto spesso, le tecniche per ottenere le
informazioni essenziali possono essere molto semplici e applicabili, dopo un adeguato
addestramento, anche da non specialisti. In generale, l'impiego di tali
tecniche deve essere diffuso tra tutto il personale, quale strumento per
l'analisi e la risoluzione dei problemi che si presentano quotidianamente.
A questo proposito, vengono normalmente in aiuto
alle organizzazioni i cosiddetti gli strumenti che sono alla base del
funzionamento dei "circoli della qualità" e dei programmi "zero
difetti".
Gli strumenti utilizzati nel controllo e nel
miglioramento della qualità, sono:
1. il foglio raccolta dati
2. l'istogramma
3. il diagramma di correlazione
4. la carta di controllo
5. il diagramma di Pareto
6. il diagramma causa-effetto
7. il diagramma di stratificazione
8. il diagramma di flusso
Il fatto che tutti, ad eccezione del primo, siano
metodi di rappresentazione grafica, facilita la comprensione del fenomeno in
esame, soprattutto quando vi sono grandi quantità di dati da analizzare.
L'uso di tali strumenti, alla base dell'approccio
alla qualità di stampo nipponico, si riconduce agli stessi criteri ispiratori
del ciclo PDCA, che in questo caso possono essere così riassunti:
• analizzare i fatti per estrarne i dati
• parlare e agire solo attraverso i dati
• scegliere i metodi di rappresentazione in funzione degli obiettivi
• concentrarsi sugli aspetti più importanti
• stabilire le relazioni tra i dati per determinare le cause
• intraprendere azioni in conformità alle cause trovate
• valutare gli effetti collaterali di tali azioni
• valutare la conformità tra azione e informazione posseduta