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Concetto di dieta
Concetto di nutrizione
Tipi di nutrienti
Carboidrati
Lipidi
Proteine
Vitamine
Sali minerali ed oligoelementi
Concetto di caloria
Concetto di dieta
Dieta (dal greco dieta = regime) significa regime non solo alimentare,
ma anche, e giova sottolinearlo, di vita. E’ necessario quindi specificare
che tipo di dieta è stata prescritta con un aggettivo che la qualifichi:
per esempio ipocalorica, ipercalorica, ipoproteica, ipofosforica, ipolipidica
etc. Sarebbe auspicabile indicare anche l'attività fisica
connessa a questo regime e quindi prescrivere una attività moderata,
leggera o pesante.
Concetto di nutrizione
Al concetto di dieta deve essere vincolato il concetto di nutrizione.
Per nutrizione si intende un processo dinamico che comporta la disponibilità
di nutrienti, la loro ingestione, il loro assorbimento e la loro utilizzazione.
Quindi una persona malnutrita può essere non solo il bambino
negro affetto da Kwarshiarkor (termine che letteralmente significa allontanamento
dal seno spesso per la nascita di un altro bambino cosa che segna la fine
di un seppur minimo apporto di nutrienti per essere abbandonato poi a quello
che la natura offre), ma anche l'obeso. Anche al termine malnutrizione
deve essere affiancata una specificazione che può andare dalla malnutrizione
in difetto con tutti i suoi gradi: marasma, kwarshiarkor, malnutrizione
(quest'ultima svelabile solo con test biochimici ed antropometrici) fino
al sovrappeso e alla obesità franca oppure tipi di malnutrizioni
particolari come la malnutrizione proteico - calorica tipica del nefropatico
in generale. In altre parole il termine malnutrizione, così
come il termine dieta, non ha alcun significato se preso da solo.
Tipi di nutrienti
Del tutto collegato al precedente concetto è quello di alimento
e nutriente. L'alimento è quello che noi mangiamo (pasta,
carne etc.), il nutriente è invece il composto elementare che forma
l'alimento.
I nutrienti principali sono:
Carboidrati
carboidrati (zuccheri semplici, oligosaccaridi, polisaccaridi) sono
estremamente diffusi in natura soprattutto nel regno vegetale.
I carboidrati vegetali tendono quasi tutti ad avere un sapore dolciastro
e da questo proviene il nome di glucosio (dal greco glucòs = dolce).
Hanno funzione essenzialmente energetica poiché sono facilmente
disponibili ed hanno un'azione di risparmio sulle proteine (la somministrazione
di glucidi in soggetti digiuni diminuisce l'escrezione di azoto urinario).
Il glucosio può essere considerato "essenziale" per alcuni distretti
quali il cervello e i globuli rossi che devono proprio a questi substrati
gran parte del loro metabolismo.
Gli zuccheri occupano una parte importante nella dieta poiché
proprio ad essi si deve la maggior parte del volume alimentare; in generale
dovrebbero occupare una quota che varia dal 55% al 60% della quota calorica
totale giornaliera mentre quelli semplici non dovrebbero superare il 10%.
L'elemento più importante tra i carboidrati è l'amido
da cui l'uomo trae gran parte dei suoi bisogni energetici; è infatti
contenuto in diversi alimenti quali la pasta, il pane, il riso. Non
esiste la possibilità di accumulare in depositi consistenti i carboidrati;
il glicogeno contenuto nei muscoli è del tutto insufficiente ad
assicurare una autonomia di una certa importanza. Un gruppo di carboidrati
di una certa importanza è quello delle cosiddette fibre. Questo
eterogeneo gruppo di sostanze (cellulosa, gallaturonani, galattani, lignina
etc) che non viene assorbito a livello intestinale riveste una importanza
per la sua utilità nel controllare alcune malattie dell'apparato
gastrointestinale (diverticolosi del colon così frequente nella
popolazione in generale ed in particolare nei pazienti anziani), aumenta
il contenuto fecale per aumento di volume dovuto al richiamo di acqua,
ritarda l'assorbimento del glucosio dopo un pasto evitando picchi elevati
di glicemia e conseguente iperinsulinismo postprandiale. Attualmente
si preferisce dividere le fibre in due grosse categorie: idrosolubili e
non idrosolubili con caratteristiche diverseSi raccomanda comunque di ingerire
una quantità di fibre di circa 30 gr/die (o meglio di 15 gr/1000
KCal).
Lipidi
I lipidi sono un gruppo eterogeneo di sostanze insolubili in acqua, ma
solubili nei solventi dei grassi (benzina, etere, cloroformio etc). I lipidi,
dal punto di vista funzionale possono essere divisi in "strutturali" (poiché
entrano a far parte delle membrane cellulari e di altre strutture specifiche)
e di "deposito". Sono un concentrato di energia poiché possono sviluppare
ben 9 Kcal/gr e quindi sono finalisticamente il classico deposito di. energia
per l'organismo (circa 90.000 KCal immagazzinate). Una delle caratteristiche
dei lipidi in generale è quella di fornire il veicolo alla introduzione
delle vitamine liposolubili. Possono essere suddivisi in non essenziali
ed essenziali. Questi ultimi (ac. linoleico, ac. linolenico) devono
essere introdotti con gli alimenti poiché l'organismo è incapace
di sintetizzarli. A causa della loro struttura chimica vengono chiamati
anche ac. grassi polinsaturi (poiché hanno più di un doppio
legame nella molecola) e sono piuttosto instabili (sono contenuti essenzialmente
negli oli di semi). Esistono poi gli ac. grassi monoinsaturi il cui
prototipo è l'acido oleico (contenuto nell'olio di oliva), e gli
acidi grassi saturi che sono di solito quelli più aterogeni (come
l'acido palmitico e stearico contenuti spesso in prodotti dolciari dell'industria)
e che sono contenuti prevalentemente nei grassi di origine animale.
A quest'ultimo tipo di lipidi appartengono anche i famosi lipidi nascosti
cioè quella eterogenea classe di grassi che non si presentano come
tali ma sono nascosti in altri alimenti come i latticini (tipico l'esempio
della mozzarella che certa pubblicità vorrebbe quanto mai magra
ma che in effetti contiene circa il 16% di grassi), le uova, gli insaccati
etc. C'è da notare come, a causa della loro instabilità
gli ac. grassi polinsaturi, vadano più facilmente incontro alla
cosiddetta idrogenazione dei grassi. Ad alte temperature, i doppi
legami tendono infatti a rompersi formando dei perossidi con formazione
di radicali liberi piuttosto dannosi per l'uomo. E’ doveroso ricordare
come i lipidi polinsaturi siano considerati ipolipemizzanti o meglio ipocolesterolemizzanti.
Il dibattito sul loro uso è ancora in atto anche se si è
oramai d'accordo su alcune linee guida: si può consumare l'olio
di oliva che pur essendo monoinsaturo non sembra avere nessun effetto sulla
colesterolemia; viceversa in caso di ipercolesterolemia sarà prudente
assumere una quantità di acidi grassi in ragione di 2:1 a favore
degli ac. grasssi polinsaturi. La razione raccomandata per la popolazione
normale è comunque la seguente: la quota calorica totale coperta
dai lapidi dovrebbe essere inferiore al 30%; i grassi saturi non dovrebbero
essere superiori al 7-8% delle calorie totali; i polinsaturi inferiori
al 10%; i monoinsaturi dovrebbero coprire la differenza; il colesterolo
dovrebbe essere intorno ai 300 mg/die. Attualmente molto entusiasmo
hanno suscitato gli acidi grassi contenuti nei pesci: i cosiddetti omega
3 (ac. eicoesapentaenoico, ae. decosaxenoico). Sono acidi grassi
particolari in grado di diminuire il colesterolo, i trigliceridi e, secondo
alcuni studi, di innalzare il livello del colesterolo HDL (quest'ultima
azione è la più dubbia); sembrano inoltre in grado di esercitare
una azione favorevole riducendo la aggregabilità piastrinica e prolungando
il tempo di sanguinamento. Studi epidemiologici su larga scala sono
in via di attuazione per verificare se questi risultati, osservati a breve
periodo, possano poi riflettersi sul grado di arteriosclerosi e sulla mortalità.
Proteine
Le proteine sono i costituenti fondamentali degli oganismi viventi ed occupano
una posizione primaria nell'architettura e nelle funzioni della materia
vivente. Sono a loro volta ulteriormente degradabili in aminoacidi;
di questi se ne conoscono in misura notevole, ma solo una ventina si riscontrano
più frequentemente e 9 sono essenziali e cioè non sintetizzabili
dall'organismo a partire da altri precursori.
Alcuni di questi aminoacidi sono oltremodo importanti in quanto sono
limitanti nei confronti di altri aminoacidi; in altre parole la qualità
di una proteina è in diretto rapporto con la biodisponibilità
degli aminoacidi, tuttavia se uno degli aminoacidi presenti nella miscela
è meno disponibile rispetto agli altri, si comporta come "limitante"
nei confronti degli altri impedendone l'utilizzazione. Data la composizione
degli alimenti normali solo tre aminoacidi hanno la probabilità
di essere limitanti e cioè il triptofano, la lisina e la metionina.
Generalmente le proteine di origine vegetale contengono più basse
quantità di lisina, mentre le proteine di origine animale hanno
difficilmente problemi di aminoacidi limitanti. A titolo di esempio
si può citare la pasta e i legumi: entrambi hanno una bassa qualità
proteica, tuttavia la loro unione aumenta di molto la qualità poiché
l'aminoacido limitante dei cereali, la lisina, viene aggiunto alla quantità
presente nei legumi.
Le proteine hanno una importanza fondamentale nel mantenimento delle
strutture proteiche dell'organismo che non sono fisse ma in equilibrio
dinamico e quindi in continuo rinnovamento. La loro semivita è
diversa a seconda della molecola (pochi giorni per le proteine delle cellule
intestinali, fino ad alcune centinaia per le proteine muscolari e del collageno).
Come punto finale dei catabolismo proteico si forma, a livello epatico,
l'urea che deve poi essere smaltita dai reni (oltre ad una minima quota
persa con le feci). In altre parole gli aminoacidi hanno due possibilità:
o vengono incorporati a formare nuove proteine o nuovi aminoacidi (questi
ultimi sono quindi gli aminoacidi non essenziali) oppure vengono degradati
attraverso il ciclo dell'urea. Ciò è molto importante
e deve essere tenuto presente poiché è la base fisiologica
su cui si basano tutte le metodiche che usano l'urea come stima della degradazione
proteica (Fig. 2).
Una certa quantità di azoto viene persa durante il giorno in
quelle che vengono chiamate perdite obbligate; per cui, se vorremo
avere un bilancio azotato in equilibrio dovremo almeno rimpiazzare le perdite
minime stimate.
Alle proteine o meglio agli aminoacidi è da attribuire un fenomeno
fisiologico che molto interessa la neurologia e cioè la iperfiltrazione.
Questo effetto può essere descritto come un aumento del Filtrato
Glomerulare (da qui il nome di Iperfiltrazione), in seguito ad un pasto
proteico o alla infusione di alcuni aminoacidi per via endovenosa.
Dopo alcune ore questo fenomeno tende ad attenuarsi per poi cessare completamente.
Senza addentrarci nella analisi di questo fenomeno, ci limiteremo a
dire che tale effetto si verifica anche nel rene isolato e perfuso e che
pertanto devono entrare in gioco fattori umorali circolanti; inoltre è
direttamente proporzionale alla quantità e qualità degli
aminoacidi somministrati.
Sulla base di queste osservazioni sperimentali di tipo fisiologico
e sulla base di altre considerazioni nutrizionali si tende ora a diminuire
di molto quelli che sono i livelli raccomandati per l'introduzione delle
proteine rispetto ad un passato piuttosto recente. Infatti attualmente
si consiglia una assunzione di circa 1 gr di proteine per kg di peso corporeo.
La dieta italiana è sicuramente (purtroppo) al di sopra di
tali livelli.
Vitamine
Le vitamine devono molta della loro fortuna al nome che suggerisce un qualche
effetto miracoloso sulla salute come è successo per la Vitamina.
C anche se non è stato mai sufficientemente provato che una sua
somministrazione sia in grado di prevenire o di combattere alcuna affezione
virale, né che una sua carenza la favorisca. In effetti le
vitamine sono delle ,lamine" indispensabili alla "vita", ma in quantità
così basse da non essere un problema in caso di dieta varia ed assunzione
sufficiente di verdura e frutta fresca.
Si dividono in vitamine liposolubili (Vit. A o retinolo, Vit.
D o calciferolo, Vit. E o tocoferolo, Vit. K o gruppo dei composti
a struttura chinolonica) ed idrosolubili (Vit. BI o tiamina, Vit.
B2 o ribofiavina, Vit. PP o niacina equivalenti, Vit. B6 o
piridossina, Vit. B12 o cianocobalamina, Ac pantotenico, Ac ascorbico,
Ac folico, biotina La carenza delle vitamine liposolubili è estremamente
rara; una alimentazione razionale ed una corretta esposizione all'aria
aperta (nel caso della Vit. D) sono in grado di prevenire tutti i
tipi di carenza. Per le vitamine idrosolubili il discorso può essere
lievemente diverso. La disponibilità così ampia di
alimenti conservati e di processi industriali può portare, come
conseguenza, la distruzione o la diminuzione dei contenuto in vitamine
idrosolubili negli alimenti (es. uperizzazione, precottura etc.). Rimane
comunque il fatto che la carenza deve essere accertata con metodi clinici
e biochimici e che l'assunzione indiscriminata di complessi vitaminici
potrebbe rivelarsi più dannosa che utile, in ogni caso non sarà
mai vantata abbastanza l'adozione di una dieta varia con l'utilizzo, quanto
più possibile, di alimenti freschi.
Un cenno a parte merita la vitamina E. Poiché, come abbiamo
accennato in precedenza, i grassi vanno incontro ad ossidazione con formazione
di perossidi e radicali liberi, questa vitamina sarebbe in grado di comportarsi
come antiossidante. Si comporterebbe cioè come un protettivo
nei confronti delle alterazioni perossidative che si formano a carico dei
grassi insaturi a livello dei sistemi biologici. La sua aggiunta
a molti alimenti va vista quindi come un protettivo antiossidante e non,
come è capitato nella pubblicità di un olio, come una aggiunta
vitaminica.
Sali minerali ed oligoelementi
Anche queste sostanze debbono entrare a far parte dei nutrienti in quanto
sono tutti essenziali.
Fra i principali sali minerali un cenno deve essere fatto al sodio,
al potassio e al calcio.
Il sodio è molto diffuso in natura, deve molta della sua importanza
in nutrizione al fatto di essere stato correlato con la insorgenza della
ipertensione o per lo meno di contribuire a mantenerla. Molti studi
hanno avvalorato tale ipotesi e noi non ci addentreremo nella disamina.
Ricordiamo solo che il contenuto di Na nell'organismo varia tra i 2700
e 3800 mmol; che la sua concentrazione maggiore si ha a livello dei liquidi
extracellulari e che una dieta corretta dovrebbe essere al di sotto dei
5 - 7 gr al di' (come cloruro di sodio) contro gli attuali 10 - 15 della
media.
li potassio è il principale catione intracellulare: il suo contenuto
nell'uomo è di circa 3200 mmol. L'apporto di una normale dieta
è di circa 80 - 200 mmol/die. Anche questa sostanza è
stata implicata nel controllo della Pressione Arteriosa in quanto avrebbe
un ruolo ipotensivo; studi controllati sono in corso di attuazione ma recentissimi
trial tenderebbero ad escludere un suo ruolo predominante in questo processo.
Il calcio è il minerale più diffuso nel nostro organismo,
rappresenta infatti l'l. 5 - 2.2 % del peso corporeo; il 99% di questo
è depositato nelle ossa dove è in equilibrio dinamico con
il calcio plasmatico e dei tessuti molli. Entra in maniera preponderante
in molti meccanismi dove funge da regolatore cellulare (la cellula cardiaca,
la cellula della parete vasale) e in tutti i problemi che riguardano l'apparato
osseo. t contenuto prevalentemente nel latte e quindi nei latticini, la
sua quantità raccomandata dovrebbe aggirarsi tra i 400 e 500 mg/die.
Gli oligoelementi sono vari e molto diffusi in natura. Tra essi
si segnalano lo zinco, il cobalto, lo iodio, il fluoro, il manganese, il
cromo, il selenio. Il loro compito è quasi sempre a livello
di coenzimi o di fattori favorenti processi metabolici particolari.
Non esistono problemi di carenza se non in caso di diete o di patologie
particolari.
Concetto di caloria
In Tabella IV sono riportate le Kcalorie che si sviluppano alla ossidazione
di alcuni nutrienti. Questi infatti sviluppano calore una volta sottoposti
ad ossidazione. La caloria è definita come quantità
di calore necessario per portare la temperatura di 1 g di H20 distillata
da 14.5" C a 15.50 C alla pressione costante di una atmosfera. Poiché
l'organismo umano ha bisogno di una certa quantità di energia per
assolvere ai bisogni della vita di relazione è necessario che introduca
una certa quota di calorie sotto forma di alimenti.
La quota di calorie, o di energia, che abbisogna ad un essere umano
è la somma di varie componenti che sono: a) il metabolismo basale
e cioé la quota di energia per mantenere le funzioni vitali in uno
stato di riposo, b) una quota di energia aggiuntiva che vada a rimpiazzare
quella persa con l'azione dinamico specifica degli alimenti e) la quota
di energia necessaria per la normale attività quotidiana (lavoro,
riposto, lettura, sport etc.) e alla termoregolazione.
Come si misura la spesa energetica nell'uomo? Il metodo di elezione
è la Calorimetria. Questa si può effettuare con metodica
diretta o indiretta. La calorimetria diretta consiste nel porre l'individuo
da studiare in una apposita camera che è mantenuta a temperatura
costante grazie a sofisticate apparecchiatura. Se si misura l'energia
introdotta con gli alimenti dall'individuo in esame e l'energia necessaria
a mantenere in equilibrio il sistema, si ha una stima precisa della energia
sviluppata dai processi basali dell'individuo (metabolismo basale) e dall'utilizzazione
degli alimenti. Questa metodica è molto complessa, nonché
molto dispendiosa, per cui si ricorre oggi alla calorimetria indiretta.
Il principio su cui questa si basa è quello del Quoziente Respiratorio:
in altri termini ogni qualvolta un nutriente viene bruciato si forma una
certa quantità di C02 e viene consumato 02' Dal rapporto tra ossigeno
consumato ed anidride carbonica prodotta (viene considerato anche l'azoto
perso con le urine) si ricava la quantità di substrato ossidato
e quindi di energia prodotta (2).
Per motivi clinici è oramai entrata nell'uso la valutazione
del fabbisogno calorico ricorrendo alla formula di Harris Benedict che
fornisce una ragionevole accuratezza.
Un altro surplus di energia quotidiana extra viene impiegata per l'azione
dinamico specifica degli alimenti (ADS). Questa non è altro
che una quota di energia che viene impiegata per metabolizzare ed utilizzare
i nutrienti. Si possono a questo proposito sottolineare alcuni dati
di fatto: la ADS: 1) è in diretto rapporto al livello ematico dei
nutrienti e quindi ai processi legati alla loro utilizzazione 2) dipende
strettamente dal tipo di nutriente in quanto è molto più
elevata per le proteine (circa il 25%) rispetto ai glucidi (circa 7%) e
ai lipidi (circa 3 %). 3) è in diretto rapporto con il surplus di
alimenti rispetto al fabbisogno (è inferiore in soggetti ipoalimentati).
Per avere quindi il totale della energia necessaria ad un certo individuo
è necessario a) calcolare il fabbisogno basale b) calcolare la spesa
energetica e) aggiungere la quantità extra di energia dovuta all'azione
dinamico specifica degli alimenti (si può stimarla in un 1 0 % aggiuntivo)
e alla termoregolazione (l'evaporazione di 1 gr di acqua assorbe 0.6 KCal).
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